irlanda
Tutto resta come prima dopo la vittoria del "no" al referendum sull’aborto. Il disappunto della Chiesa irlandese” “
Delusione e una nuova determinazione a difendere la vita ad ogni costo fin dal momento del concepimento. Questa la reazione dei Vescovi cattolici irlandesi al risultato del referendum sull’aborto della scorsa settimana che ha visto prevalere una maggioranza di “No”. I Vescovi insieme al Primo Ministro Bertie Ahern erano a favore del “Sì”, ovvero di un voto che eliminasse la minaccia di suicidio da parte della madre come una causa valida per ottenere l’aborto e introducesse, sotto forma di emendamento, una legislazione che proteggesse la vita del neonato dal momento in cui il feto viene impiantato nel grembo della madre. La Costituzione irlandese aveva fino ad oggi ritenuto legale l’aborto nel caso in cui la vita della madre si trovasse a grave rischio dopo che la Suprema Corte Irlandese aveva deciso nel 1992 che una minaccia alla vita della madre, che comprendesse le tendenze suicide di quest’ultima, era una ragione sufficiente per consentire l’aborto. Allora erano ricorsi alla Corte i genitori di una ragazza quattordicenne che aspettava un bambino frutto di una violenza carnale e temevano volesse suicidarsi.
La Chiesa a favore del “Sì”. Sul voto del referendum della scorsa settimana ogni partito si è ritrovato diviso, con parlamentari a favore e altri contro e una parte dello stesso movimento per la vita aveva chiesto ai propri sostenitori di votare “No” perché chiedeva che la vita del neonato venisse difesa dal momento del concepimento e non dal momento in cui l’embrione viene impiantato nel grembo della madre. Il timore del Movimento per la vita era che con questo referendum si desse via libera alla “pillola del giorno dopo”. Secondo molti osservatori, la complessità del dibattito ha senza dubbio confuso molti elettori. Solo il 40% di questi si è recato alle urne: 618.485 elettori hanno votato “Sì” e 629.041 contro. “I Vescovi cattolici hanno fatto del loro meglio perché durante il referendum vincesse il ‘Sì’ con la distribuzione di milioni di volantini e sottolineando che si trattava di una occasione da non perdere”, ha spiegato a SirEuropa Brenda Drumm portavoce della Chiesa cattolica irlandese, “Ogni Vescovo ha scritto una lettera pastorale per spiegare perché invitava gli elettori a votare “Sì”. “Senza dubbio i Vescovi sono rimasti delusi dal risultato – continua Brenda Drumm – ma nello stesso tempo ritengono che la volontà delle persone vada rispettata”.
Una bassa partecipazione al voto. “I vescovi irlandesi – spiega la portavoce – sperano ancora che la posizione espressa dagli elettori possa cambiare e che vengano difesi i bambini non nati, con la messa a punto di una adeguata legislazione antiaborto”. Bisogna anche tenere presente che “vi è stata una bassa partecipazione alle urne: diverse campagne di opinione si sono fronteggiate e lo stesso movimento per la vita era diviso. Per la gente è risultato molto difficile avere idee chiare”, spiega Brenda Drumm. Ora in Irlanda “l’aborto resta legale soltanto nel caso di minaccia di suicidio da parte della madre ma la legge consente alle donne di andare in Gran Bretagna per ottenere un aborto”, osserva la portavoce. Venticinque anni fa i vescovi cattolici hanno istituito una agenzia di nome “Cura”, ovvero un servizio di consultorio per madri in difficoltà, che ha aiutato fino ad oggi 12.000 madri. Si tratta di un servizio che continuerà ad operare. “È importante notare – osserva infine Drumm – che questa statistica che evidenzia le migliaia di donne alle quali è stato evitato l’aborto, non è stata mai ricordata durante la campagna elettorale per il referendum, mentre si citano sempre le seimila o settemila donne che ogni anno vanno in Gran Bretagna per abortire”.