” “Il consigliere di Prodi, Michael Weninger, auspica la creazione ” “di una struttura ” “permanente per la ” “consultazione delle Chiese da parte delle istituzioni comunitarie” “” “
“Con il Santo Padre, ribadiamo la necessità che sia riconosciuto il ruolo, passato e presente, del cristianesimo e delle Chiese nella cultura e società europea”, ha affermato nei giorni scorsi il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Camillo Ruini, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente. Parlando del ruolo dei cattolici, in particolare italiani, nel dare “nuovo vigore a quella che spesso è chiamata ‘l’anima’ dell’Europa”, il cardinale vicario ha raccomandato di aiutare i popoli europei a “riscoprire la fecondità anche umana e civile della fede e della tradizione cristiana”. Prendendo spunto da queste parole abbiamo intervistato Michael Weninger , membro del gruppo dei consiglieri politici del presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e incaricato dei rapporti con le religioni.
Il Papa ha invitato l’Ue ad attingere “nuova linfa al patrimonio cristiano”. Quali le strade possibili?
“Anzitutto le Chiese possono lavorare insieme ai membri della Convenzione per il futuro dell’Europa in seno al Forum della società civile. Questo è un primo strumento messo a disposizione delle comunità dei credenti per esprimere proposte e suggerimenti per costruire l’Europa che verrà. Non dobbiamo inoltre dimenticare che molti dei membri del Parlamento europeo, così come della Convenzione, del Consiglio e della Commissione sono cristiani e credenti e perciò, per primi, sono chiamati ad attingere al patrimonio della loro fede. A livello nazionale, infine, sono stati sollecitati i rappresentanti dei singoli Paesi nella Convenzione a promuovere incontri con le diverse realtà ecclesiali e confessioni presenti sul proprio territorio”.
Si può immaginare la realizzazione di strumenti permanenti per promuovere il dialogo tra le Chiese e le istituzioni comunitarie?
“Da un punto di vista sostanziale non si può negare che sia già stato avviato un dialogo su problemi concreti tra le diverse confessioni religiose e le istituzioni europee. Purtroppo, però, manca ancora uno strumento, un luogo per istituzionalizzare questo dialogo. A tale riguardo ho avviato, su incarico del presidente Prodi, un processo di consultazione delle diverse confessioni religiose presenti in Europa”.
Chi ha consultato?
“Ho sollecitato i pareri dei rappresentanti delle confessioni cristiane, attraverso i loro organismi europei, delle comunità ebraiche, dei musulmani e delle altre principali religioni presenti nel continente. Fino a giugno raccoglierò le proposte dei rappresentanti di queste realtà, le esamineremo insieme e all’inizio dell’autunno mi propongo di presentare al presidente della Commissione europea una proposta comune per la creazione di una struttura permanente per il dialogo e la consultazione delle Chiese da parte delle istituzioni europee”.
Il dialogo con le istituzioni europee è anche un’occasione per promuovere i rapporti ecumenici tra le Chiese?
“Senza dubbio le relazioni ecumeniche aiutano le Chiese ad entrare in relazione con le istituzioni europee in maniera più unitaria. Tuttavia questo è un problema di rapporti tra le Chiese che non riguarda l’Ue. La Commissione europea è aperta a tutti e disponibile ad ascoltare e confrontarsi con tutte le confessioni religiose, rispettando l’identità e la tradizione di ognuna”.
I.I.