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” “Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulle donne vittime del ” “fondamentalismo: forti critiche dagli stessi "addetti ai lavori"” “” “
Il PE ha approvato ieri, 13 marzo, nel corso della sessione plenaria a Strasburgo, la relazione e la risoluzione su “Donne e fondamentalismo”, a firma dell’eurodeputata spagnola Izquierdo Rojo (PSE). La risoluzione fa riferimento al fondamentalismo come ad un concetto che “affonda le sue radici negli anni ’20 negli USA dove si riferiva innanzitutto al credo cristiano ed era caratterizzato dall’obbedienza cieca ai dogmi interpretati letteralmente e posti al di sopra delle leggi statali e dei diritti dei cittadini”, e ne specifica a titolo esemplificativo le differenti forme: religioso, politico, ideologico. Nel testo si afferma che il fondamentalismo, in particolar modo quello a carattere religioso, “non è un fenomeno estraneo all’Unione europea”, perciò va affrontato politicamente al fine di combatterne le conseguenze negative sulla vita delle donne, storicamente “principali vittime dei fondamentalismi religiosi”.
Critiche alle Chiese … Sottolineando il fatto che “le tradizioni ed i valori europei nel campo del rispetto dei diritti fondamentali, della democrazia, dell’ordinamento e della laicità dello Stato sono preziosi”, la Risoluzione considera “deplorevoli le ingerenze delle Chiese e delle Comunità religiose nella vita pubblica e politica degli Stati, in particolare quando mirano a limitare diritti umani e libertà fondamentali, come in campo sessuale e riproduttivo, o incitano ed incoraggiano discriminazioni”. L’Europarlamento condanna altresì le pratiche discriminatorie attuate in varie parti del mondo contro le donne, come il divieto all’istruzione, la differenziazione professionale, l’esclusione dalle gerarchie politiche, manageriali e religiose, insistendo che all’interno dell’UE “le immigrate siano informate riguardo alle leggi contro le discriminazioni e possano fruire di servizi di difesa dei loro diritti”, possibilmente consigliate da persone appartenenti alla loro cultura.
… e alle gerarchie. Inoltre, la Risoluzione chiede alla Commissione ad attivare un programma di formazione e di informazione sulle conseguenze dannose dei fondamentalismi sulla vita delle donne, e come si legge nella Motivazione “si propone di esortare il Consiglio e la Commissione ad applicare politiche destinate a ridurre l’influenza dei fondamentalismi favorendo l’apertura e la reciproca conoscenza interculturale, offrendo alle donne possibilità di formazione, informazione ed accesso alle nuove tecnologie”. Infine, si rivolge un invito alle tre grandi religioni monoteiste “di respingere il fondamentalismo e le discriminazioni contro le donne”, si esprime il “sostegno alla difficile situazione delle donne lesbiche che sono vittime del fondamentalismo” e si invitano “i leader religiosi compresi il Patriarca Rumeno ed il Papa a modificare il loro atteggiamento nei confronti di queste donne”.
“Affermazioni sproporzionate”. Numerose le critiche rivolte a tale documento approvato dal Parlamento europeo, provenienti non solo dalle Chiese. La delegata presso l’UE per le Regioni del Sud della Finlandia, Tuula Loikkanen, ed incaricata in particolar modo dei dossier sociali e delle pari opportunità, sottolinea come “la Risoluzione di iniziativa della Commissione Diritti della Donna e Pari Opportunità del PE affronta un problema urgentissimo adoperando tuttavia mezzi e termini sproporzionati all’obiettivo che si intende perseguire. Mentre è giusto denunciare afferma Loikkanen le gravi discriminazioni cui la donna è soggetta in Europa come nel mondo a causa di comportamenti sociali legati a concezioni maschiliste, è eccessiva e ingiustificata la presa di posizione della Risoluzione nei confronti delle Chiese e del loro presunto sconfinamento nell’area pubblica”.
Gian Andrea Garancini – Bruxelles