Italia: la Chiesa e l’Europa ” “

Il richiamo alla fede come fonte di pacifica convivenza, il contributo delle Chiese alla costruzione dell’Unione Europea, la centralità della parrocchia ma anche preoccupazione per le emergenze sociali del Paese, immigrazione in particolare. E’ in sintesi quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana svoltosi a Roma dall’11 al 14 marzo. L’avvio dei lavori della Convenzione sul futuro dell’Europa, il 28 febbraio scorso, ha dato occasione al Consiglio permanente di ribadire la necessità che “sia riconosciuto il ruolo, passato e presente, del cristianesimo e delle Chiese nella cultura e nella società europea”. “È necessario – si legge nel comunicato – che l’Unione europea si definisca sempre più come soggetto e interlocutore internazionale anche a livello politico e diplomatico, per un suo originale apporto allo sviluppo dei popoli e a una convivenza pacifica”. Un ulteriore discernimento è richiesto “per determinare le competenze dell’Unione, quelle dei singoli Stati e quelle delle regioni ed enti locali, ispirandosi al principio di sussidiarietà”. I vescovi italiani non nascondono, inoltre, “stupore e disappunto” per la recente risoluzione “Donne e fondamentalismo” del Parlamento europeo che “sembra tendere in alcune parti ad accomunare il cristianesimo, in particolare il cattolicesimo, ai vari fondamentalismi, offrendo così un’inaccettabile interpretazione ideologica e priva di fondamenti storici e culturali”. Si è annotato anche, “con amarezza” che tra le categorie ammesse al “Forum della società civile” che accompagnerà i lavori della Convenzione “manca uno specifico riferimento a soggetti religiosi”, segno della tendenza “a voler confinare l’elemento religioso alla sola sfera del privato”.