immigrazione

” “La scuola dell’incontro

” “” “Due ricerche della Fondazione Agnelli sull’integrazione ” “scolastica degli immigrati in Italia e nel resto d’Europa” “” “


“Aumentano, nel nostro Paese, gli studenti stranieri. Sono quasi 150.000, circa il 2% dell’intera popolazione scolastica”, ha ricordato Marco Demarie , direttore della Fondazione Giovanni Agnelli aprendo i lavori del convegno internazionale “La scuola dell’incontro: immigrazione e percorsi scolastici in Italia e in Europa” svoltosi nei giorni scorsi a Torino.

Un’inchiesta in nove città italiane. I ragazzi provengono da 182 nazioni, in prevalenza da Albania e Marocco e con una tendenza alla crescita dei ragazzi europei extracomunitari e latino-americano. La maggiore presenza è nelle elementari, seguita dalle medie inferiori, dove gli alunni si sono triplicati negli ultimi cinque anni. Sono i dati emersi da una ricerca su “Appartenenza etnica, processi di socializzazione e modelli formativi” presentata nel corso del convegno Attraverso questionari proposti a circa mille alunni della terza media – metà italiani e metà stranieri – la ricerca ha cercato di far luce su alcuni aspetti del processo di integrazione di adolescenti stranieri nella scuola dell’obbligo di nove città italiane (Torino, Genova, Brescia, Padova, Modena, Bologna, Ravenna, Arezzo e Bari). Fra i ragazzi stranieri prevale l’aspirazione a restare in Italia (37,1%), il 15,3% invece preferirebbe tornare nel proprio paese d’origine, il 13,2% cambiare nazione. Tra questi giovani emerge anche una maggiore convinzione dell’importanza della formazione e dell’obbligo scolastico rispetto ai coetanei italiani. I giovani stranieri, più dei nostri connazionali, guardano alla scuola come al luogo più importante della loro esperienza relazionale con altri coetanei e ritengono che la loro riuscita sia fortemente condizionata dal grado di benessere/disagio nei confronti dell’ambiente scolastico e dal rapporto con i docenti. Il 22,7% dei giovani stranieri sceglierebbe una scuola con studenti solo del suo gruppo nazionale, mentre il 28,9% preferirebbe una scuola con studenti solo della sua religione. Commentando questi dati Graziella Giovannini dell’Università di Bologna ha evidenziato che la distinzione fra italiani e stranieri viene messa in discussione dal fatto che la ricerca rileva una vicinanza o somiglianza di percorsi, motivazioni, aspettative tra ragazzi italiani e stranieri. “La vita in comune, in classe, non produce particolari fenomeni di rigetto e di disagio – ha proseguito la docente – ma si traduce in un generale apprezzamento fra ragazzi italiani e ragazzi stranieri per uno spazio educativo aperto a tutte le tradizioni culturali, etnico-nazionali, religiose”.

La situazione in Francia e nei Paesi Bassi. Da uno studio finanziato dalla Fondazione Agnelli e condotto da Lorenzo Fischer, docente di Sociologia dell’Educazione presso l’Università di Torino, sulle modalità di integrazione degli studenti stranieri in Francia emerge che, a parità di condizione sociale, sono i ragazzi stranieri ad ottenere i risultati migliori: “La spiegazione va ricercata nell’investimento che viene realizzato dalle famiglie immigrate. In Francia il sistema educativo non sembra creare svantaggi particolari agli allievi immigrati”. Il caso olandese è stato presentato da Robert Maier dell’Università di Utrecht. Sul totale della popolazione olandese, gli immigrati di origine non occidentale sono poco meno del 10%. I figli di questi immigrati rappresentano oltre un decimo dell’universo scolastico ma nelle grandi città questa percentuale sale fino al 50%. “La peculiarità della scuola nei Paesi Bassi– ha sottolineato il docente – è rappresentata da un sistema totalmente libero, al punto che i genitori hanno la facoltà di associarsi per istituire nuove scuole con le caratteristiche che ritengono più idonee”. Ciò non esclude che esistano delle disparità in termini di formazione scolastica a danno dei figli degli immigrati. “Negli ultimi anni questa tendenza si sta affievolendo – ha precisato Maier – in parte grazie agli sforzi compiuti dagli stessi immigrati per adattarsi nel miglior modo possibile alle opportunità offerte dal sistema scolastico olandese, in parte grazie ai passi avanti compiuti dalle scuole per promuovere l’accoglienza di giovani stranieri”.
Chiara Genisio