“ A Monterrey, si vuole parlare di poveri ma non vederli“. E’ il titolo di un editoriale a firma di Bebette Stern che appare sulla prima pagina del quotidiano francese Le Monde ( 19/3). Stern parla della Conferenza Onu sul finanziamento allo sviluppo che si è aperta nella città messicana lunedì 18 marzo. “ A Monterrey scrive Stern per cinque giorni, non si farà altro che parlare di lotta contro la povertà e degli sforzi che i paesi ricchi dovranno fare per contribuire di più e meglio a ridurre il fossato tra Nord e Sud. Circa 300 organizzazioni non governative sono andate là per far sentire la loro voce e per protestare contro il mantenimento di un modello economico liberale“. Tuttavia, nota l’editorialista, domenica scorsa è successa una cosa singolare: degli operai si sono affrettati a terminare la costruzione di un muro, “ un bel muro scrive Stern solido, alto 2 metri e lungo 200 metri che gli abitanti di Monterrey hanno già soprannominato ‘muro della povertà’“. Il muro infatti non è stato eretto per proteggere i capi di Stato e i partecipanti della Conferenza Onu dagli attacchi degli antiglobal, bensì per coprire una bidonville che si trova sulla strada che i capi di Stato devono precorrere per raggiungere la sede della conferenza e “ dibattere appunto di miseria nel mondo“.
Di aiuto ai Paesi in via di sviluppo si occupa anche l’articolo di Gerd Rosenkranz “Ricaduta nel facoltativo” comparso sul settimanale Spiegel del 18/3 dove si legge che “il governo fallisce nel tentativo di far funzionare una ‘nuova politica del Sud’. Gerhard Schröder si tiene lontano dal vertice mondiale per la lotta alla povertà” e “ all’unisono i gruppi che si occupano di politica dello svillupo e le orgnizzazioni ecclesiastiche deplorano una ricaduta nel facoltativo” mentre “ una breccia nella politica Nord-Sud sarebbe più urgente che mai” visto che “il rapporto della Banca mondiale sulla situazione finanziaria dei P.V.S. si legge come fosse un atto d’accusa di Terre des Hommes contro l’ignoranza dei Paesi ricchi.” Come siano lontani il volere e il fare “ è stato dimostrato la scorsa settimana quando, a fatica, prima del vertice di Monterrey i Paesi dell’UE sono faticosamente arrivati a deliberare l’aumento allo 0,39% del PIL il loro obolo medio fino al 2006, settore nel quale la Germania dovrebbe contribuire almeno con lo 0,33 %. Sarebbero sempre 1,2 miliardi di euro in più di oggi.”
I giornali spagnoli riflettono sull´assassinio dell’arcivescovo di Cali, mons. Isaías Duarte Cancino. L’ ABC del 18/3 titola: “Una vita dedicata alla ricerca della pace e alla denuncia dei mali colombiani” e fa un parallelo con mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso nel 1981: “ Simbolo della comunione tra la chiesa ed il popolo. L’arcivescovo Duarte non era un teologo della liberazione ma è stato tutta la vita nella trincea con il popolo“. Sullo stesso giornale Salud Hernández descrive mons. Duarte come “il primo a denunciare quello che nessuno osava dire. Non gli importava da dove veniva la violenza e quell’imparzialità e quel coraggio gli hanno fatto guadagnare il rispetto di tutti i suoi compatrioti”. El Mundo del 18/3 ritiene che “ l’arcivescovo aveva ragione” perché “ la sua morte conferma le sue accuse di un mese fa sul finanziamento con denaro del narcotraffico di alcuni candidati alle recenti elezioni colombiane“. Secondo El Pais del 19/3 questo assassinio “ si somma alla statistica ufficiale degli 8.078 assassini politici di civili commessi negli ultimi sette anni in Colombia. Ma non è uno di più. La sua voce era sentita specialmente in un paese dominato dalla paura e non è stato mai zitto davanti ai crimini“.
“ Le schiere di soldati papali in Russia” si intitola l’articolo di Markus Wehner sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung del 19/3 che commenta: “La chiesa ortodossa russa lancia sul proprio territorio un attacco spirituale al Vaticano“. L’autore rileva: “Il rapporto della Chiesa ortodossa russa con la potenza temporale che, nel corso della sua storia, ha cercato di attirare a sé, è stato sempre difficile ” e oggi “ il presidente Putin si presenta come credente ortodosso e cura le migliori relazioni possibili con i vertici ecclesiastici“.