terrorismo

” “Uniti per sconfiggerlo

” “” “L’impegno dei Paesi europei nella lotta al terrorismo risale al secondo dopoguerra. Oggi può contare su nuovi strumenti e nuove forme di cooperazione” “



Si è parlato molto di terrorismo internazionale e delle misure adottate a livello comunitario per far fronte agli eventi dell’11 Settembre scorso. Ma, all’indomani dell’assassinio di Marco Biagi, ci si chiede anche quale sia l’azione dei Paesi comunitari per smascherare e perseguire il terrorismo di matrice politica nazionale. Abbiamo rivolto questo interrogativo a Niels Bracke , funzionario del Segretariato Generale del Consiglio Ue, incaricato delle questioni relative al terrorismo per il Consiglio Giustizia e Affari Interni (JAI).

In questi anni vi è stata una continuità nella lotta europea al terrorismo?
“La lotta contro il terrorismo non è un fatto nuovo ma nasce immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Disposizioni che possono essere considerate anti-terrorismo si trovano addirittura nel Trattato di Roma istitutivo della Cee. Il terrorismo viene combattuto a livello internazionale da molti decenni: anche la cooperazione tra Paesi, dunque, non costituisce novità. Tale cooperazione non è neppure un’invenzione comunitaria: le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa, tra gli altri, vantano il primato in materia. La lotta contro il terrorismo ha preso il via attraverso misure specifiche che colpivano alcuni aspetti del fenomeno: di recente, la giurisprudenza offre misure molto più generali e a largo raggio. La comunità internazionale si avvale anche di numerose Convenzioni nel campo della cooperazione per l’applicazione del diritto”.
Cosa ha stabilito la legislazione comunitaria più recente?
“Il Trattato di Schengen rappresenta un ottimo esempio di legislazione antiterrorismo: prevede espressamente che i metodi di cooperazione adottati ai sensi del Trattato possano essere utilizzati per combattere il terrorismo e altre minacce alla sicurezza nazionale dei membri, così come è previsto il ripristino dei controlli alle frontiere se finalizzati alla lotta anti-terroristica. Nessuno tuttavia può negare che gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono abbiano accelerato e soprattutto arricchito la legislazione comunitaria in materia: l’adozione di due posizioni comuni, di un regolamento, di una decisione e di una direttiva alla fine del 2001, nonché il conferimento di nuovi poteri ad Europol ed il lancio di Eurojust sono certo dovuti allo sforzo di cooperazione a livello mondiale per sconfiggere Al-Qaeda e risultano molto efficaci anche per far fronte alle questioni interne europee”.
Vi sono leggi europee che perseguono i terroristi?
“Non si può affermare che esista attualmente una base legale comunitaria per la lotta al terrorismo europeo perché richiederebbe la modifica dei Trattati. Inoltre, le norme europee non permettono ancora di congelare i beni ed i capitali di persone o gruppi terroristici come invece previsto per le reti internazionali; è un compito che spetta ancora ai singoli Stati membri. Dunque l’ETA in Spagna o le BR in Italia non possono essere colpite con sanzioni di carattere europeo ma, per quanto concerne le indagini e le azioni penali, esse si svolgono seguendo il modello della cooperazione internazionale. A questo proposito alcune affermazioni della posizione comune del Consiglio europeo del dicembre scorso si applicano anche al terrorismo europeo. In particolare quando si afferma che gli Stati membri si prestano la massima assistenza possibile ai fini della prevenzione e della lotta contro gli atti terroristici, nell’ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale”.