L’Unione europea aiuti gli Stati membri a ” “riflettere sul significato dell’integrazione del lavoro per vincere la ” “frammentazione, ” “suggerisce la ” “confederazione” ” delle cooperative
La riforma del mercato del lavoro viene considerata una delle chiavi per la lotta alla disoccupazione e per lo sviluppo in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. L’ultimo Consiglio europeo a Barcellona, il 15 e 16 marzo scorso, ha affrontato la questione, ponendo l’accento sulla flessibilità e ribadendo la necessità di riforme strutturali a livello comunitario (cfr. SirEuropa n.11/2002). Abbiamo intervistato al riguardo Felice Scalvini , presidente della Confederazione europea delle cooperative di lavoro, delle cooperative sociali e delle imprese partecipative.
La riforma del lavoro in Europa: quale contributo concreto può venire dall’Unione, considerando le diverse legislazioni degli Stati membri?
“Il contributo può venire dalla creazione di vasi comunicanti culturali ed istituzionali tra i mercati del lavoro dei diversi Paesi, consci tuttavia del fatto che quando si parla di ‘mercato del lavoro’ si intende pur sempre una istituzione sociale. Il dato di fatto è la frammentazione dei mercati del lavoro a fronte di fenomeni mondiali come la globalizzazione e l’immigrazione: l’Unione potrebbe quindi aiutare gli Stati nazionali a riflettere sul significato dell’integrazione del lavoro. Come ad esempio nel caso, apparentemente banale, del ‘curriculum unico europeo’, strumento che aiuta senz’altro a costruire l’integrazione fra i mercati occupazionali”.
Il vertice di Barcellona ha ribadito l’obiettivo della piena occupazione entro il 2010: è raggiungibile?
“Se fosse possibile l’applicazione di politiche appropriate potrebbe non essere una chimera. Tuttavia la sensazione è che sia difficile attuare tali politiche perché si concede eccessiva enfasi alla flessibilità che è certo necessaria ma non decisiva. In Italia, ad esempio, si è avuto un aumento dell’occupazione malgrado la rigidità del mercato. Bisognerebbe allora riprendere in mano il vecchio Libro Bianco di Delors, puntando a sfruttare al massimo i cosiddetti ‘giacimenti occupazionali’. C’è bisogno di flessibilità ma non perché produce più occupazione: il lavoro si crea con politiche attive di sviluppo in settori ad alto tasso di occupazione”.
Quali misure per garantire un lavoro dignitoso e di qualità, soprattutto per i giovani?
“La nostra confederazione promuove l’idea che la cooperazione di lavoro e la cooperazione sociale rappresentino il luogo dove si realizza il connubio tra flessibilità, da una lato, e responsabilità ed autogoverno, dall’altro. Non vi è niente di meglio che affidare ai lavoratori, in quanto imprenditori, la gestione del fattore lavoro in seno all’impresa, per trovare l’equilibrio tra flessibilità e tutela solidale fra ogni singolo occupato. L’efficacia di questa soluzione è testimoniata dalla crescita della cooperazione di lavoro in tutta Europa”.