formazione" "
Paure, attese, ” “delusioni, speranze ” “dei giovani europei nelle parole del card. Danneels. Il futuro, osserva, per loro è una parola "magica ” “e inquietante"” “” “
“Qualunque generazione può essere evangelizzata”… Comincia da qui il “racconto” che il card. Godfried Danneels , arcivescovo di Malines-Bruxelles, fa dei giovani europei, soffermandosi sui loro “stili di vita” e delineando il ruolo della Chiesa come “compagna di strada”.
Individualismo. I giovani soffrono di un “individualismo generalizzato” nella nostra epoca e sembrano “non pensare” alla solidarietà. La società è per loro “un agglomerato di milioni di individui”, ciascuno “è solo nella folla o tutt’al più rannicchiato nel calore affettivo di una coppia spesso molto passeggera”.
Religione e Chiesa. La lista delle “lamentele” dei giovani è molto lunga, ma non mancano “personaggi al di sopra di ogni sospetto”: Madre Teresa, Dom Helder Camara, l’abbé Pierre, suor Emmanuelle. Alcuni cristiani, infine, “hanno qualche cosa”, sono come “abitati da un mistero nascosto”: nel silenzio di un’abbazia “ci si sente bene”, alcuni frati sono simpatici…
Musica. I giovani “navigano nella musica”, è “onnipresente”. “Non importano le parole, è il suono che conta, “l’euforia del venerdì sera”. Ma c’è un contraccolpo: “dopo una serata danzante, le batterie spesso si sacrificano: la musica si ferma, la solitudine ritorna. Dopo il sogno, i colori fosforescenti e il rumore euforizzante, ci si ritrova soli sul bordo del letto. E’ l’ora delle domande: sul mondo, sugli uomini, su se stessi. E non ci sono interlocutori presenti per cominciare il viaggio interiore”.
Immagine. “Dappertutto un’orgia di linee, di forme e di colori. Questo flusso ininterrotto d’immagini e di suoni suscita continuamente e all’improvviso forti emozioni”. “L’immaginazione al potere!”. Eppure, “di tanto in tanto si ha un desiderio improvviso di avere l’occhio chiaro e la retina pulita, il flusso delle immagini filtrato e purificato”.
Corpo. Un dio “dorato e adorato”, che non ha più segreti: non c’è neppure più “la curiosità per il sesso”. Il pragmatismo, dunque, “come in politica e in religione”.
“Viva la famiglia!”. Quello che è cambiato dal ’68 è lo “sguardo sulla famiglia”. Anche se la criticano, i giovani “ci tengono”: più del lavoro, dell’amore, dei viaggi. La casa è “il nido, il luogo terapeutico per tutte le malattie”. C’è un vero “ritorno alla famiglia”, oggi, anche se essa è spesso “molto malata e carica di patologie”.
Futuro. E’ “una parola magica”, per i giovani, ma anche “inquietante”. Hanno paura: “la disoccupazione, la guerra, la distruzione dell’ambiente, la vecchiaia, il ritorno del razzismo”. Ma è “il ritmo infernale del quotidiano”, soprattutto, che li spaventa”, e i tanti “profeti di sventura”.
“Navigare contro corrente”. Insegnare loro a “navigare controcorrente”: è l’obiettivo fondamentale, per l’evangelizzazione dei giovani. Il cristiano è “una voce contro” nella società: non è uno “spettatore”, è un uomo che si impegna nella società e nella politica, “crede nel futuro”, si esercita nella “resistenza”. Il primo itinerario da seguire per evangelizzare i giovani è quello a “impegnarsi nel sociale”.
Testimoni d’amore. “Dire ai giovani la verità del Vangelo”, ma “con un grande amore”: questo il compito affidato da Danneels agli adulti. Le nuove generazioni “hanno bisogno di principi, di un quadro di pensiero e di un codice di condotta precisi”, di testimoni, della “convivialità” di un gruppo di riferimento (la famiglia, la scuola, il movimento giovanile, il gruppo di preghiera) e di altre “forme di socializzazione umana e religiosa” (come la Giornata mondiale della Gioventù).
Uno sguardo particolare. I cristiani hanno uno “sguardo particolare”: è lo “sguardo sull’invisibile” che manca all’uomo contemporaneo. I giovani sono “molto sensibili ai valori evangelici”: il problema è trovare un linguaggio adatto a loro, “parole nuove” che vengono da uomini e donne dotati di “prestigio profetico”. E da una Chiesa che sia per loro “come una madre che li ama e ha fiducia in essi”.