Mettere a frutto la libertà di evangelizzare tra i giovani, dopo decenni di repressione, ed “eliminare l’ignoranza religiosa”, tenendo conto sia della religiosità tradizionale sia dei nuovi linguaggi per comunicare la fede: questi alcuni degli obiettivi principali della pastorale giovanile in Ungheria.
Prima del crollo del comunismo, nel 1989, l’attenzione ai giovani non poteva infatti strutturarsi in nessun modo. In tutto il Paese era consentita l’attività solo a otto scuole cattoliche (dove studiavano circa 800 giovani), ma al di fuori delle chiese la catechesi era proibita. Esercizi spirituali, gruppi giovanili, ritiri, campi estivi erano iniziative del tutto sconosciute. Il capovolgimento della situazione politica nell”89 ha portato con sé anche la libertà per la Chiesa, che ha cominciato subito ad organizzare una Commissione dei giovani, sotto la direzione di mons. Balàs Béla, vescovo di Kaposvàr. “I genitori dei giovani di oggi spiega mons. Pákozdi István, cappellano universitario e segretario della Commissione dei giovani non hanno mai avuto una formazione religiosa, per questo si punta molto sulla catechesi giovanile. Nella sola cappellania universitaria di Budapest abbiamo celebrato 7 battesimi e 11 cresime di giovani adulti”. Della commissione, che segue tutti i programmi delle diocesi, fanno parte anche movimenti e organismi laicali.
Attualmente in Ungheria la pastorale giovanile è organizzata in cinque regioni ecclesiastiche (che non corrispondono alle diocesi), alle quali è demandata l’organizzazione degli incontri regionali e nazionali. Oggi la Chiesa ha attivi 50 asili cattolici, 95 scuole elementari, 50 licei classici, 31 diverse scuole professionali e una università cattolica con 4 facoltà. Nel ’97 erano presenti alla Giornata mondiale della gioventù di Parigi oltre 2000 giovani ungheresi, a Tor Vergata circa 2.500. A Toronto, causa gli alti costi del viaggio che verranno quasi interamente sostenuti dai vescovi ungheresi, andranno a luglio un centinaio di giovani.