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Insegnare loro a “navigare controcorrente”: è questo, secondo il card. Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles, l’obiettivo fondamentale per l’evangelizzazione dei giovani. Il cristiano – ha ricordato il relatore intervenendo al X Simposio dei vescovi europei, in corso a Roma (fino al 28 aprile) sul tema “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratorio della fede”, è “una voce contro” nella società: non è uno “spettatore” che si siede comodamente sulla poltrona, è un uomo che si impegna nella società e nella politica, “crede nel futuro”, si esercita nella “resistenza”. Per i giovani, ha detto Danneels tracciando una sorta di “ritratto” degli “stili di vita” delle nuove generazioni in Europa, il futuro è “una parola magica”, ma anche “inquietante”. Hanno paura: “la disoccupazione, la guerra, la distruzione dell’ambiente, la vecchiaia, il ritorno del razzismo”. Ma è “il ritmo infernale del quotidiano”, soprattutto, che li spaventa, e i tanti “profeti di sventura”. “Dire ai giovani la verità del Vangelo”, ma “con un grande amore”: questo il compito affidato da Danneels agli adulti. “Prendere sul serio” le domande dei giovani significa, per il cardinale, “dare loro risposte intelligenti, che non dovrebbero mai sbarrare la strada, ma mettere sulla via di una riflessione ulteriore”. Le giovani generazioni, ha ammonito il relatore, domandano “chiarezza e arguzia”, non miopia o pochezza di spirito: “Hanno bisogno di principi, di un quadro di pensiero e di un codice di condotta preciso”, di testimoni capaci di trovare “parole nuove”, adatte a loro, per esprimere concetti come “grazia, peccato, resurrezione, Chiesa, regno di Dio”. In un mondo segnato “dal progresso, dall’efficienza, dall’iniziativa e dalla creatività – ha concluso Danneels – i giovani sono perfino disposti a ‘perdere tempo’, a fare cose ‘gratuitamente’, a ritrovare il gusto della preghiera”, ma hanno bisogno di uomini e donne dotati di “prestigio profetico” e di una Chiesa che sia per loro “come una madre che li ama e ha fiducia in essi”.