26 aprile" "
“L’ecumenismo non è un sogno. Noi giovani stiamo avanzando insieme sulla strada dell’ecumenismo. Non stiamo sognando, siamo tutti ben svegli”: sono le parole di un ragazzo scozzese cattolico, Chris Docherty. La seconda giornata del X simposio dei vescovi europei – in corso a Roma fino al 28 aprile sul tema: “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratori della fede” – si è aperta con una grande voglia di ecumenismo, quella espressa dai giovani che hanno partecipato alla tavola rotonda. Alle parole del giovane scozzese fanno eco quelle di Daniela Lucia Rapisarda, protestante, segretaria generale della Federazione mondiale studenti cristiani-Regione Europa, organismo con sede a Oslo fondato nel 1895 per promuovere l’incontro tra giovani di diverse confessioni. Daniela è convinta che “come giovani cristiani europei non sminuiamo la nostra eredità cristiana, la nostra fede, il nostro impegno. Allo stesso tempo vogliamo che l’Europa sia uno spazio aperto, pronto ad accogliere anche coloro che cristiani non sono. Senza dimenticare chi siamo, vogliamo costruire una casa che accolga persone di altre culture e fedi, che riesca a contenere una diversità senza che questa divenga causa di orribili conflitti”. Daniela parla dell’esperienza ecumenica come di un percorso che richiede “disponibilità ad essere messi in discussione e trasformati” ma anche “una profonda conoscenza della propria eredità teologica e spirituale” per “difenderne la validità”. L’ortodossa Lydia Obolensky D’Aloisio, di Syndesmos (la Federazione mondiale dei movimenti della gioventù ortodossa) non vuole distinzioni tra giovani e adulti (“non ci deve essere un’età nella Chiesa e nell’evangelizzazione”) ma chiede ai cristiani di ogni confessione “uno sguardo creativo e positivo sulla realtà che ci circonda, come condizione ‘sine qua non’ dell’evangelizzazione”. A suo avviso, i due strumenti per rendere i cristiani degli evangelizzatori sono l’apprendimento di un linguaggio vero e la responsabilizzazione all’interno della Chiesa.