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Sono i giovani i “principali indicatori del cambiamento”, ed è da loro che la Chiesa “deve partire per annunciare nella maniera più credibile possibile il Vangelo di Cristo, in un’Europa attraversata da profonde trasformazioni”. Lo ha detto il card. Camillo Ruini, presidente della Cei, aprendo ieri sera i lavori del X Simposio dei vescovi europei, in svolgimento a Roma (fino al 28 aprile) sul tema: “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratorio della fede”. Oggi, per la Chiesa, “vivere il mandato missionario sembra diventare progressivamente più difficile”, ha aggiunto il cardinale nell’omelia della Messa celebrata questa mattina. Eppure, accanto alle difficoltà, “non mancano i segni positivi”, come “il forte desiderio di autenticità dei giovani, e di una fraternità che abbia un respiro non solo personale, ma universale”. Di qui l’attualità di esperienze come quelle della “missione cittadina” promossa dalla diocesi di Roma nei tre anni di preparazione al Giubileo. Uno “stile di vita” ecclesiale, questo, che ora la Chiesa romana “intende far diventare permanente”, ha informato Ruini, e che comincia già a diffondersi in altre capitali europee: il 4 maggio prossimo, infatti, verranno presentate analoghe iniziative in contemporanea nelle quattro diocesi di Parigi, Bruxelles, Vienna e Lisbona. Nel suo saluto iniziale, mons. Amédée Grab, presidente del Ccee, ha ricordato “la sofferenza drammatica della Terra Santa”, definendo il Simposio “una grande invocazione al Dio della pace, un segnale di comunione con i cristiani ed i vescovi che vivono in quei paesi ed un contributo per la riconciliazione”. Hanno scelto la canzone “Volare” i 35 giovani presenti al Simposio, per presentarsi: “guidati” da Chris, della Scozia, hanno lanciato brevi messaggi d’augurio per lo svolgimento dei lavori dai 4 angoli dell’Europa, impegnandosi poi a “consegnare” agli 80 vescovi presenti un loro documento finale, che verrà letto domenica prossima.