Rispondere ai processi di ricerca dei giovani: questa è la domanda più pressante che i giovani rivolgono alla Chiesa secondo quanto emerge da alcune riflessioni di giovani di lingua tedesca presenti al X Simposio dei vescovi europei in corso a Roma. Per Ute Theisen, delegata della diocesi di Colonia, in Germania, quello che si richiede è la “possibilità di incontro e di dare certezza, fiducia a chi cerca”. Sottolineando la particolare situazione del suo Paese dove esiste una “grossa possibilità per lo sviluppo del percorso ecumenico”, la delegata aggiunge che “non importa di quale confessione” siano i giovani, purché “ci siano”, perché “rappresentano, anzi sono, la Chiesa di oggi”. Per i vescovi della ex-DDR, che si trovano a lavorare in una situazione particolare è importante “essere lì, garantire ai giovani la libertà, aiutarli nei momenti di disperazione” e quando ci chiedono “cosa dobbiamo fare”. Inoltre, gli stessi vescovi affermano che “ci si rende conto che sono veramente giovani quando ci pongono la domanda: ‘chi erano i comunisti?'”. Altra richiesta è quella di accogliere “la sfida della profezia e di rispondere alle domande di senso fondamentali” per le quali, fa notare Janique Blattmann, delegata svizzera, “spesso i giovani, nel loro processo di ricerca, si rivolgono alle sette, ai radicali di destra”. Per Istvan Seregély, vescovo ungherese, impegni prioritari della Chiesa verso i giovani nel suo Paese, sono “aiutarli a scegliere la direzione da imprimere al futuro, assumersi piena responsabilità, nuotare contro corrente nella società, dare loro la capacità e la gioia di vivere in pienezza la fede”.