L’assassinio di Pim Fortuyn, il leader dell’estrema destra olandese ucciso il 6 maggio nei pressi di Amsterdam è tra gli argomenti che attirano maggiormente l’attenzione dei quotidiani internazionali. Sull’omaggio reso a Fortuyn da “tutti i cittadini” si sofferma John Tagliabue ( Herald Tribune), che a proposito del personaggio politico scomparso sottolinea: “Fortuyn non era un uomo facile da incasellare. Era orgoglioso di essere omosessuale e ugualmente orgoglioso di essere un disturbatore che aveva chiesto di porre fine all’immigrazione e aveva deriso il mondo islamico per la sua arretratezza”; ciò che però, secondo il giornalista, tutti gli olandesi “ammiravano” del leader politico assassinato era “il suo coraggio di mettere il dito sui problemi e di provocare alla ricerca di soluzioni, mentre l’establishment politico era occupato con gli scambi di favori”. E’ dedicato all’assassinio di Pim Fortuyn anche l’editoriale di Thomas Schmid (8/5) del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung: “Fortuyn scrive l’editorialista – era un’eccezione eppure non lo era. Era il primo populista europeo, in tutto e per tutto postmoderno: non nemico ma figlio del mutamento di valori“,
Grande spazio sui quotidiani francesi è stato riservato alla rielezione di Chiras all’Eliseo grazie alla vittoria su Le Pen al ballottaggio. Di una Francia “soddisfatta e perplessa” parla Bruno Frappat, su La Croix del 7/5, sottolineando che quello sancito dalla vittoria di Chirac è stato “un trionfo senza trionfalismi, basato sull’aritmetica di un’addizione inedita e ingombrante per la sua ampiezza. Uno sconfitto combattivo, scelto da circa un francese su cinque”. “Pedagogia della paura”, è il titolo invece di Le Monde (8/5), che ospita in prima pagina un corsivo di Pascal Bruckner in cui si osserva che il Fronte nazionale di Le Pen ha risvegliato in Francia la “paura dell’estremismo, ma anche la presa di coscienza di una cancrena che ci divora a nostra insaputa. Questa inquietudine, a patto che la si canalizzi ad un buon esito, può essere feconda: invece di farci attribuire il nostro male ad una causa esterna, ci spingerà all’introspezione; invece di portarci ad incriminare i colpevoli, ci inciterà ai dolori della rimessa in discussione”.
La strage commessa nel liceo di Erfurt, in Turingia, il 26 aprile scorso, occupa ancora le prime pagine sulla stampa tedesca; dai resoconti dell’episodio dei primi giorni si è passati ora ad analisi e ricostruzioni minuziose, per capire come un massacro del genere sia potuto accadere e a commenti di sociologi e psichiatri che hanno indagato la personalità dell’omicida Robert Steinäuser. Il settimanale Spiegel (6/5) mette in copertina “ La vita e la morte di Robert S.” e dedica al fatto numerosi servizi a più firme, in cui si analizza la passione di Robert per i videogiochi, il ricorso alla maschera e con l’aiuto di uno psichiatra si ricostruisce il profilo dello studente omicida
Anche il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung ha dedicato ampio spazio all’argomento. Il 3/5 è stata resa nota una lettera aperta della famiglia Steinhäuser, dove si legge: “ Eravamo una famiglia del tutto normale, da quel venerdì continuiamo a chiederci da dove provenissero l’odio e la disperazione di Robert e perché non ne siamo venuti a conoscenza“. Sulle stesse pagine vengono riportati altri articoli che ripercorrono altri fatti di sangue e violenza perpetrati da adolescenti. Il 4/5, giorno dei funerali, sempre sul quotidiano di Francoforte, l’editoriale dal titolo “ dal terrore la forza” si sofferma sui provvedimenti restrittivi che le forze politiche intendono intraprendere: “ è tutto terribilmente giusto, eppure suona tanto inutile“. La strage si legge ancora nell’editoriale, non ha “coinvolto soltanto le vittime e i loro parenti ma tutta la società“, “ E’ stato un momento nel quale è diventato chiaro ai politici, più che nella quotidianità della politica, che accanto ai dati della congiuntura, a quelli della disoccupazione e dell’indebitamento dello Stato c’è ancora molto che non deve sfuggire. Per esempio ‘che i genitori non perdano di vista i propri figli’, come era scritto in un biglietto“.