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Atteso anche dagli ortodossi” “” “

Ad accogliere il Papa in Bulgaria "ci saranno anche ortodossi, musulmani, gente di cultura", afferma il vescovo di Sofia. ” “Nel Paese i cattolici sono solo l’1%


C’è entusiasmo tra la popolazione bulgara in attesa della visita del Papa, che si recherà in Azerbaijan e Bulgaria dal 22 al 26 maggio per il suo 96° viaggio apostolico. I recenti sondaggi dicono infatti che la maggioranza desidera e aspetta questa visita perché attende un riconoscimento della propria dignità e del proprio ruolo storico di “ponte” tra cultura occidentale e orientale. La maggioranza della popolazione bulgara (85.7%) appartiene alla Chiesa ortodossa bulgara. La Chiesa cattolica rappresenta l’1% della popolazione; concentrata soprattutto nel sud del Paese, è composta da due diocesi di rito latino e da un esarcato di rito bizantino. Nel corso della visita, il Papa incontrerà il presidente della Repubblica e si recherà presso la cattedrale patriarcale di S. Alexander Nevski in occasione della festa dei Santi Cirillo e Metodio, ‘apostoli degli Slavi’ e santi patroni d’Europa, che evangelizzarono il Paese durante il IX secolo. Sono previsti anche incontri con il Patriarca Mazim e il Santo Sinodo, i vescovi cattolici e i rapprentanti della comunità ebraica che annovera circa 5.000 fedeli. A Sofia, invece, il Papa incontrerà il Gran Muftì e alcuni rappresentanti della comunità musulmana che rappresenta il 13.1 % della popolazione anche per la presenza di una notevole minoranza turca (9.4%). Intanto nelle parrocchie e nelle diocesi cattoliche si organizzano convegni sulla Chiesa, sulla figura del Papa, mostre d’arte e pubblicazione di volumi sulla storia della Chiesa cattolica in Bulgaria, oltre a traduzioni in lingua del Catechismo e delle encicliche papali. Abbiamo raccolto alcune voci.

Nuova forza ad una fede calpestata. “La presenza del Papa darà forza ad una fede calpestata dal totalitarismo”. E’ quanto afferma mons. Gheorghi Jovcev, vescovo di Sofia-Plovdiv, che auspica per un Paese che è “porta tra l’Asia e Europa”, “un cambiamento delle persone dal profondo del cuore”. “Qui non c’è stato un ‘boom’ religioso come in altri Paesi ex-comunisti – racconta -. I sentimenti non si gridano tanto, la fede è personale”. E’ una popolazione impoverita da una economia allo sfascio. In Bulgaria non esiste infatti una classe media. C’è una minoranza molto ricca e una maggioranza di poveri. “I piccoli Paesi come la Bulgaria sono sempre emarginati –osserva mons. Jovcev -, prima dai comunisti, ora dagli altri Paesi. Molti emigrano in Germania, Canada”.
Anche i giovani, secondo mons. Jovcev, potrebbero partecipare di più alla vita della Chiesa. “L’Occidente sta dando esempi negativi – sostiene – e i giovani, che guardano la televisione con l’antenna parabolica, cercano più il consumismo che la fede. La libertà rischia di diventare libertinaggio. Però qualcuno sta lentamente scoprendo la fede”.
A livello di dialogo ecumenico “nella popolazione non esistono tensioni tra confessioni e religioni. La gente è tollerante, ci sono molti matrimoni misti. Alla Messa con il Papa ci saranno i fratelli ortodossi, i musulmani, gente di cultura. Tutti aspettano con ansia il Papa”. Un po’ meno sviluppato è il dialogo istituzionale: “Bisogna cominciare dall’amicizia – esorta mons. Jovcev -, prima ‘affettuosamente’, poi ‘effettivamente'”.

Una “nuova resurrezione”. Per mons. Christo Proykov, esarca apostolico di Sofia per i cattolici di rito bizantino-slavo, la visita del Papa rappresentanza “una nuova resurrezione”. “C’è grande entusiasmo tra la popolazione. Dopo 50 anni di tenebre sotto il comunismo – dice mons. Proykov -, con numerosi martiri e un forte indebolimento della Chiesa, oggi ci sentiamo molto incoraggiati a proseguire nella nostra fedeltà alla Chiesa. Per tutta la Bulgaria è una benedizione e una grazia”. Durante la Messa del Papa oltre 300 bambini faranno la prima comunione, e centinaia di giovani cattolici si sono resi disponibili per collaborare come volontari all’organizzazione. “I giovani sono la nostra speranza – afferma -. Loro non hanno vissuto sotto il comunismo, non sanno che una volta non si poteva nemmeno entrare nelle Chiese. Sono liberi dalla paura, per questo speriamo possano dare un contributo alla vita sociale ed ecclesiale del nostro Paese, che nel ’44 ha visto sterminata tutta l’intellighenzia bulgara. Manca però l’educazione alla fede cattolica, che non esiste nelle scuole”. E c’è anche “un desiderio enorme di entrare il prima possibile in Europa, non solo per ricevere dei vantaggi ma per dare anche noi il nostro contributo”.
Rispetto alla Chiesa ortodossa – osserva Proykov – siamo fiduciosi che, con la grazia di Dio e con la nostra preghiera, la Chiesa ortodossa ne uscirà più santa e più forte”. Il fatto che la Chiesa ortodossa sia oggi pronta a ricevere il Santo Padre, commenta l’esarca, “è già un grande passo in avanti”. A livello di base molti cattolici, ortodossi e protestanti collaborano e organizzano incontri di preghiera. “Speriamo che dopo la visita del Santo Padre anche i rapporti tra le gerarchie delle diverse Chiese possano migliorare”, auspica mons. Proykov.

L’eredità di Papa Giovanni. E’ come se raccogliesse un po’ l’eredità spirituale di Papa Giovanni XXIII, mons. Antonio Mennini, nunzio apostolico in Bulgaria, che ha tra i suoi predecessori nella nunziatura di Sofia l’allora mons. Angelo Roncalli. “Aveva un atteggiamento di rispetto verso tutti i credenti, anche i non cattolici – racconta mons. Mennini, in Bulgaria da un anno e mezzo -. Tanti erano i gesti di carità fraterna nei confronti dei fratelli ortodossi. Durante il terremoto del 1928, su autorizzazione di Papa Pio XII, mons. Roncalli distribuì gli aiuti della Santa Sede agli ortodossi”. Secondo mons. Mennini il suo illustre predecessore aveva un atteggiamento “premonitore” di quello che sarebbe stato il dialogo, seppure faticoso, tra le Chiese: “Nelle sue lettere scritte a giovani studenti ortodossi che gli esprimevano il desiderio di recarsi a Roma e di convertirsi al cattolicesimo – racconta -, mons. Roncalli li invitava ad andare, ma per studiare come ortodossi e lavorare all’interno delle rispettive Chiese per preparare i tempi futuri dell’incontro e del dialogo”. Papa Giovanni voleva anche attuare un sinodo bulgaro, “chissà se con il tempo questa idea non si possa riprendere per dare più slancio alla fede”, si augura mons. Mennini.

Un dialogo da rilanciare. Il nunzio descrive i bulgari come “un popolo buono, laborioso, cordiale, aperto, tollerante”. Anche “l’equilibrio etnico che l’attuale governo porta avanti è un modello per i Balcani e questo è dovuto al loro innato spirito di tolleranza”. Ma un dialogo ecumenico ufficiale e teologico ancora non esiste. “C’è una collaborazione nell’ambito delle attività caritative. Si spera che la visita del Papa possa contribuire a creare questo dialogo, perché ciò che ancora divide venga superato, come è successo per la Grecia. Chi avrebbe immaginato che la visita del Santo Padre avrebbe dato quei frutti, come l’invio di una delegazione ortodossa a Roma, con una collaborazione non solo pratica ma anche teorica e teologica”. Il Papa renderà omaggio alla tradizione monastica bulgara e visiterà la “Gerusalemme bulgara” ossia il monastero di Rila. “Va detto che la Chiesa ortodossa non è meno martire di quella cattolica – afferma mons. Mennini -, ha sofferto tanto durante il regime, privata di sacerdoti, di seminari. Sono stati testimoni fedeli”. Altro aspetto che toccherà la visita del Papa è il dialogo con l’Islam, che “funziona molto bene”. “Il gran mufti Glaven è stato ad Assisi – dice mons. Mennini – è entusiasta e sente e riconosce il Papa come guida spirituale capace di dire una parola di rinnovamento spirituale al mondo intero”.

Il sogno di entrare in Europa. Mons. Mennini ricorda che tra le aspirazioni del popolo bulgaro “vi è la possibilità di entrare a pieno titolo in Europa, di non essere più tenuti alla porta di questa casa comune alla quale hanno diritto di prendere parte. Certo – suggerisce – bisognerebbe aiutare concretamente i Paesi dell’Est, perché attraversano una depressione economica”. In Bulgaria c’è infatti una minoranza benestante ma la maggioranza delle persone vive con stipendi molto bassi, in una “povertà dignitosa”. Il nunzio tine a sottolineare che “le vocazioni sono tante e questo è un buon segno. Ogni anno – aggiunge – si svolge un convegno giovanile bulgaro, con la presenza di delegati dell’Azione cattolica italiana. E’ importante aprirsi ad un interscambio di esperienze con le Chiese europee, dove la fede è più formata, ha più occasioni, opportunità”. In Bulgaria sono ancora presenti missionari passionisti italiani, francescani polacchi, salesiani cechi e croati e molti religiosi e religiose.
P.C.
pag. – 16 maggio 2002