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” “Positiva accoglienza da parte delle Chiese ” “tedesche alle” “indicazioni del ” “presidente federale su come governare ” “la globalizzazione” “” “
“Una possibilità da sfruttare, non un destino da accettare”, così si presenta, nelle parole del presidente federale tedesco Johannes Rau, la globalizzazione, tema del suo “discorso di Berlino” del 2002, intitolato appunto “Possibilità, non destino organizzare la globalizzazione politicamente”, tenuto nella capitale della Germania unita il 13 maggio, al Museo per la Comunicazione. Positiva l’accoglienza da parte delle Chiese del Paese, che hanno apprezzato “il modo in cui la globalizzazione è stata presentata”, in maniera “comprensibile e concreta, senza tuttavia banalizzare le diverse e complesse questioni” racchiuse al suo interno. Così scrive, ad esempio, il card. Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca; concorde anche il parere di Manfred Kock, presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche, il quale parla di “grande consonanza degli argomenti trattati dal presidente con quelli valutati dalla Chiesa evangelica”.
Particolare soddisfazione inoltre da parte delle Chiese per il passaggio in cui, nel discorso, si allude direttamente al loro operato negli ambiti socioeconomici. “Già da molto tempo le Chiese cristiane si impegnano per un commercio mondiale equo – ha sottolineato Johannes Rau -. E per questo desidero ringraziarle. Le Chiese agiscono a livello mondiale e sono radicate nella società. A molti uomini danno ospitalità e hanno occhi per i bisogni del mondo. Di esse abbiamo bisogno in tempi di globalizzazione”. Sulle responsabilità in questo campo si era del resto già pronunciato nello scorso novembre il Sinodo annuale della Chiesa evangelica che aveva discusso su come “costruire responsabilmente l’economia globale”. “La globalizzazione ha ribadito Manfred Kock può avere successo solo se il benessere economico da essa reso possibile torna a vantaggio anche dei Paesi più deboli nella comunità internazionale”. Gli fanno eco le parole del presidente: “Dobbiamo assicurare da parte nostra libertà e giustizia per tutti gli uomini”, anzi “le possibilità di buona riuscita della globalizzazione sono legate al fatto che i perdenti non vengano ricacciati ai margini del processo ma che tutti abbiano la possibilità di fare qualcosa della propria vita”. Un particolare rilievo viene dato agli “attori principali” del processo di globalizzazione. “Le imprese multinazionali nota il presidente federale – hanno una responsabilità sociale nello Stato e nella regione dove operano”. Un concetto quest’ultimo ampiamente condiviso da Manfred Kock che sottolinea la “necessità assoluta da parte delle imprese di rispettare i diritti umani, l’ambiente e il contesto sociale”. “Libertà e giustizia conclude il presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche – devono coesistere assieme agli altri principi che governano i processi economici”.
Anche la Chiesa cattolica aveva dedicato in passato iniziative specifiche sul tema, come il rapporto presentato lo scorso mese di gennaio a Francoforte, centro economico della nazione, su “Finanze Globali e Sviluppo Umano”, elaborato da un gruppo di studio incaricato dalla Conferenza episcopale. Il Rapporto indicava sette punti “necessari per l’organizzazione politico-economica sia sul piano nazionale che globale”. Tra questi, “una graduale apertura ai mercati internazionali da parte dei paesi in via di sviluppo, la riduzione del debito” e “la necessità di monitorare costantemente i nuovi strumenti dei mercati finanziari”. Positivo, infine, il parere dell’organismo assistenziale dei vescovi tedeschi “Misereor”: secondo Gottfried Baumann, direttore di Misereor, “le parole di Rau invitano tutti a porsi dalla parte di coloro che sono svantaggiati e perdenti in questo processo” con l’obiettivo di una “globalizzazione dei cuori e della solidarietà”.
Patrizia Collesi