E’ scaduto il 15 aprile 2002 il termine fissato dalla Convenzione per il futuro dell’Europa per l’invio di contributi da parte di soggetti non governativi. Nei giorni 12, 13, 17 e 18 giugno le associazioni, le organizzazioni non governative e gli enti locali e regionali parteciperanno ai gruppi di lavoro del Presidium della Convenzione e il 24 e 25 giugno saranno ascoltate in seduta plenaria. In vista di questi appuntamenti l’Istituto Sturzo di Roma ha elaborato un contributo. In particolare, propone l’inserimento nel preambolo del futuro Trattato costituzionale dell’Europa il seguente testo: “Rammentando inoltre le tradizioni dei popoli europei, radicate in appartenenze religiose e culturali, che hanno contribuito, nel lungo periodo secolare, a creare ordinamenti costituzionali ispirati alla reciproca tolleranza, alla solidarietà sociale, alla convivenza tra etnie, religioni e culture diverse, al primato dei valori della persona e delle comunità, alla laicità e alla democrazia”.
La proposta, spiega il gruppo di lavoro che l’ha elaborata, composto da storici, giuristi e diplomatici, “intende richiamare alcune costanti delle tradizioni e della storia dei popoli europei, facendo riferimento alle diverse componenti religiose e culturali, in particolare di matrice cristiana, in cui si radicano valori e orientamenti sociali condivisi e già recepiti dalla cultura e dagli ordinamenti costituzionali degli Stati europei”. In particolare l’Istituto Sturzo sottolinea che “il riferimento alle religioni viene proposto al plurale e non in modo esclusivo, pur nel riconoscimento che alle origini ci fu una storia cristiana dell’Europa”. I principi citati nel testo, sono ispirati “anche dalle tradizioni religiose europee, cui si fa riferimento – reciproca tolleranza, solidarietà sociale, convivenza tra etnie, religioni e culture diverse, primato dei valori della persona e delle comunità convergono tutti verso l’obiettivo della coesione sociale perseguito dall’Unione Europea”. Il coinvolgimento delle religioni, dunque, può contribuire allo sviluppo della “coesione sociale” e al contenimento di “tendenze fondamentaliste e di spinte verso il conflitto”.