editoriale" "

La metafora dell’acqua” “

Venezia ha ospitato la "consultazione" delle Chiese europee” “sull’ambiente: metafora della capacità dell’uomo di valorizzare i doni del creato” “

Venezia, città da sempre caratterizzata da un singolare rapporto tra uomo e ambiente, tra natura e cultura; Venezia, ricca di contraddizioni e di potenzialità per un lavoro compatibile con la sostenibilità ambientale; Venezia, col suo ampio orizzonte europeo e mediterraneo e la sua caratteristica attenzione ecumenica. Non è casuale che proprio la città lagunare sia stata chiamata ad ospitare la IV consultazione delle conferenze episcopali d’Europa su “Lavoro e responsabilità per il creato”. L’attualità dell’emergenza ambientale si è confrontata con una tradizione civile ed ecclesiale che da secoli sa convivere in un delicato equilibrio con la laguna. È quanto ha trovato espressione anche nella celebrazione ecumenica promossa dal Consiglio locale delle Chiese, tutta centrata sull’acqua come dono di Dio e insieme condizione di possibilità della vita. La ricerca, la riflessione e lo scambio di esperienze tra gli oltre sessanta partecipanti – rappresentanti di 23 Conferenze episcopali e di organismi ecclesiali di tutto il mondo – sono stati profondamente interpellati dall’esperienza veneziana. Tre momenti, in particolare, meritano di essere ricordati: il primo è stato l’intervento del prosindaco Bettin sui fatti di Porto Marghera, icona di un lavoro che non è per la vita bensì coinvolge in una stessa dinamica mortale lavoratori, popolazione, ambiente. Il secondo è lo stupore dei partecipanti di fronte allo splendore dei mosaici della basilica di San Marco, come di fronte ai dipinti della scuola di S.Rocco, figure di una presenza umana che sa dirsi come opera di cultura, di bellezza, di fede. Il terzo, infine, la celebrazione in Basilica, che ha concluso il convegno, con la forte sottolineatura del patriarca Scola dell’importanza della consultazione, delle prospettive che essa apre per una testimonianza della fede in Europa.
Non stupisce che alcuni tra gli spunti più incisivi del documento finale riguardino la necessità di ripensare il senso stesso del lavoro. Occorrerà superare una lettura tutta centrata sulla produzione di beni materiali, per recuperare piuttosto la dimensione relazionale, sociale e culturale. Un’economia mista, dunque, capace di valorizzare e promuovere la dimensione produttiva del lavoro, ma anche di lasciare spazio a modalità diverse di espressione della creatività umana. È in gioco una diversa comprensione di ciò che è vita buona per gli esseri umani ma anche la possibilità di un modo diverso di rapportarsi all’ambiente, di un consumo di natura più limitato, di un impatto più delicato sull’ambiente. Né si pensi che ciò significhi nostalgia per un passato pretecnologico: la relazione di Ignazio Musu ha messo in luce come l’ecoefficienza significhi piuttosto un uso saggio di tecnologie avanzate, con un impatto sull’occupazione che – secondo studi dell’Unione Europea – appare largamente positivo. Ma un’economia diversa esige anche una diversa visione del tempo, capace di quella differenziazione che ne superi la colonizzazione senza riserve da parte dell’economia. La figura biblica dello shabbat offre spunti importanti in questo senso, che dovrebbero trovare ripresa ed attualizzazione anche nella pratica cristiana della domenica. In una società pluralista e multiculturale è essenziale mantenere spazi sociali liberi dal lavoro e dal consumo: solo così sarà possibile mantenere unito il tessuto sociale, favorendo il dialogo, la comunità,
L’occasione per concretizzare queste proposte può essere rappresentata dalla Conferenza sullo sviluppo sostenibile che le Nazioni Unite terranno a Johannesburg alla fine di agosto. È importante, si osserva nel testo finale, che i Paesi partecipanti al vertice dell’Onu si assumano chiare responsabilità in materia di lotta alla povertà e di uso sostenibile delle risorse. Il controllo del clima, in particolare, è una priorità che deve essere affrontata con urgenza, prima che l’emergenza assuma caratteristiche di irreversibilità. La consultazione delle Chiese europee ha mostrato chiaramente l’attenzione con cui le Chiese guardano a Johannesburg e ha proposto che nel corso della conferenza – preferibilmente il 1° settembre, secondo il suggerimento del patriarcato di Costantinopoli – i cristiani celebrino insieme una giornata del creato. Torniamo così al punto di partenza: le proposte di intervento socio-economico rimandano ad un consenso culturale e politico che ha bisogno anche di un impegno incisivo e puntuale da parte delle Chiese.