nato-russia" "
La Nato cambia natura e diviene un organismo per la sicurezza ” “collettiva ma la lotta al terrorismo non può esaurire la sua azione, afferma il presidente” “dell’Istituto studi strategici di Lisbona” “” “
28 maggio 2002: firma dell’accordo di associazione della Russia con la Nato, che pone fine alla storica contrapposizione tra l’Alleanza atlantica e quella che era la superpotenza leader del Patto Varsavia. Ma qual è la vera valenza della nuova alleanza? Lo abbiamo chiesto ad Alvaro de Vasconcelos , direttore dell’Istituto di Studi Strategici ed Internazionali di Lisbona e componente del Board di “Tepsa”, l’Associazione Transeuropea di Studi politici.
Qual è il significato dell’accordo di associazione tra Nato e Russia nell’attuale scenario delle relazioni internazionali?
“Ritengo si possa guardare all’accordo come al compimento di una trasformazione che ha avuto luogo in Europa dopo la caduta del muro di Berlino. Il significato dell’accordo è molteplice: principalmente la Nato cambia natura e diviene un organismo per la sicurezza collettiva, dal momento che non vi è più un nemico chiaro e che la Russia non può certamente essere ancora considerata tale”.
Quale futuro avrà la Nato e quale sarà la conseguenza di tale alleanza tra gli Stati Uniti e la Russia?
“Stati Uniti, Russia e Unione Europea devono far fronte alla comune minaccia del terrorismo. La Russia condivide con le altre potenze la generale preoccupazione per il terrorismo che va dalla Cecenia alle Torri Gemelle. In questo quadro, ritengo che la Nato non debba diventare la pietra angolare della sicurezza globale. E’ chiamata ad impegnarsi per garantire la sicurezza europea ma non dovrebbe mai diventare un braccio armato delle Nazioni Unite”.
Il problema della sicurezza internazionale può limitarsi alla lotta al terrorismo?
“La lotta al terrorismo è nell’agenda comune della Russia e dell’Occidente ma c’è ben altro, dalla crisi in Medio Oriente alle tragedie dell’Africa fino alla polveriera latinoamericana per le condizioni sociali. Se ci si dovesse concentrare solo sulla lotta al terrorismo, si compirebbe un passo indietro nel cammino del rafforzamento della democrazia e del rispetto dei diritti umani. In sintesi: tale accordo presenta un significato positivo, consistente nel fatto che ad Ovest non si considera più la Russia come un nemico e che la stessa Russia si integra nel processo europeo; ma bisogna evitare il rischio che l’agenda internazionale si limiti alla lotta contro il terrorismo”.
Quali sono, a suo avviso, le differenze che permarranno tra Russia e “mondo occidentale”?
“Prima di tutto, non è ancora chiaro se la Russia si sia resa conto e accetti di non essere ormai più una superpotenza. Senz’altro Mosca ha difficoltà a capirlo e la questione della travagliata adesione all’Organizzazione mondiale del commercio lo dimostra. Anche per questo motivo si pone particolare enfasi sulle relazioni Usa/Russia piuttosto che su quelle Ue/Russia. La seconda difficoltà è data dal fatto che anche se c’è indubbiamente convergenza tra le agende di Bush e di Putin per quanto concerne la lotta al terrorismo, in realtà Usa ed Ue hanno tuttora più di un motivo di scontento nei confronti di Mosca. Ad esempio in merito all’azione in Cecenia, alla questione della libertà di stampa, ai diritti umani ed alla democrazia. Se nel corso della guerra fredda la convergenza di valori tra gli alleati era minore – il Portogallo è stato contemporaneamente dittatura e membro della Nato – dopo la caduta del muro di Berlino il fattore convergenza politica è molto più importante. E quindi, forse, il processo di integrazione continentale risulta più complicato di quanto possa sembrare”.
Gian Andrea Garancini Bruxelles