” “Le organizzazioni non governative ” “chiedono all’Unione Europea di schierarsi contro il ricorso ” “ad organismi ” “geneticamente ” “modificati in agricoltura” “
Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati ha preso un grande spazio nel vertice della Fao e nel Forum parallelo delle organizzazioni non governative (Ong) sulla sovranità alimentare che si è svolto dal 10 al 13 giugno a Roma. Nel documento finale del vertice è stata affermata infatti una moderata apertura agli organismi geneticamente modificati (ogm), come richiesto da alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, in contrasto con la iniziale posizione europea. Durante il Forum delle Ong al quale hanno partecipato oltre 600 delegati di 92 Paesi per discutere di diritto al cibo e accesso alle risorse, all’acqua, alla terra – è emersa, tra l’altro, anche la richiesta di una nuova moratoria sull’uso degli ogm, il diritto alla sovranità alimentare per vendere all’interno del proprio Paese i prodotti nazionali, il rispetto dei diritti umani. Abbiamo raccolto alcuni pareri.
Organismi geneticamente modificati. Dov’è l’Europa? “L’Europa è nelle organizzazioni non governative, è presente al vertice Fao”, ricorda Sergio Marelli, presidente del Comitato italiano organizzatore del Forum delle organizzazioni non governative, “ma continua ad avere una posizione un po’ da pendolare, a volte un po’ appiattita sulle posizioni degli Stati Uniti, a volte in conflitto (sugli ogm e sulle materie agricole), a volte con posizioni estremamente avanzate e interessanti”. Marelli auspica che l’Unione Europea “proponga e la difenda la sua posizione sugli ogm e sia da traino per i propri Stati membri, perché alla fine di quest’anno, finito il periodo di moratoria, ci sia assolutamente un rinnovo. Anche il nostro governo ha riconosciuto i rischi di queste tecnologie. Pensiamo ci sia un consenso allargato sul fatto che su questa strada non si risolve il problema della fame ma aumentano i rischi per la salute umana, il patrimonio naturale e la biodiversità del pianeta. L’unica giustificazione è il profitto delle grandi multinazionali. Perché insistere ancora su questa strada?”
Difendere l’agricoltura biologica. “L’Europa ha un compito importante per risolvere i problemi della fame nel mondo”. Ne è convinta Anamarija Slabe, slovena, dell’ Istituto per lo sviluppo sostenibile: “L’opinione pubblica si sta rendendo conto che bisogna cercare sistemi alternativi all’agricoltura industriale perché non si fida più dei prodotti geneticamente modificati. L’appoggio dell’Unione Europea è molto importante per diffondere l’agricoltura biologica, che dovrebbe interessare non solo i consumatori ma anche il commercio internazionale”. A suo avviso si tratta di capire “cosa vuole davvero l’Europa”: “L’ecologia o il transgenico? Entrambe le cose sono impossibili. Il consumatore cerca prodotti biologici che però risultano ancora molto cari per tante famiglie. Serve un sistema che spinga i produttori del mondo ad adottare tecniche agricole ed ecologiche e facilitare i consumatori con etichette sicure e prezzi bassi”.
All’Africa non bastano le parole. “A parole l’Europa dice di volerci aiutare, ma la realtà è diversa”. E’ il commento del senegalese Ndiogou Fall, presidente della Roppa, la rete delle organizzazioni contadine dell’Africa dell’Ovest, che rappresenta 35 milioni di persone in 10 Paesi africani . “L’Europa è protezionista con i propri prodotti e noi non possiamo certo metterci in competizione, mentre i nostri mercati sono invasi da prodotti europei e americani che costano meno. Siamo d’accordo sugli investimenti nei nostri Paesi e sulla creazione di servizi, a patto che, allo stesso tempo, l’Europa ci aiuti a sviluppare l’agricoltura per riuscire a vendere i nostri prodotti all’interno dei nostri mercati”.
Patrizia Caiffa