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Le promesse dell’Europa” “

” “L’Unione Europea si è impegnata a giocare un ruolo di ” “primo piano per il raggiungimento ” “degli obiettivi ” “indicati dal vertice mondiale ” “sull’alimentazione” “” “

Con il rinnovato impegno a dimezzare il numero delle persone affamate e malnutrite nel mondo entro il 2015, si è concluso il vertice mondiale sull’alimentazione che si è svolto a Roma, presso la sede della Fao (“Food and Agriculture Organization”) dal 10 al 13 giugno. Intervenendo al vertice, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi , ha ricordato che l’Unione Europea è “di gran lunga la maggiore importatrice di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo. Ogni anno, importiamo da soli più di Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone insieme. Inoltre, abbiamo adottato l’iniziativa ‘Everything but Arms’, che apre il mercato dell’Unione a tutti i prodotti provenienti dai Paesi meno avanzati, compresi i prodotti agricoli, senza alcuna restrizione e senza dazi doganali”. Prodi ha anche ribadito che entro il 2006 l’UE si impegna a “portare gli aiuti pubblici allo sviluppo ad un livello globale dello 0,39% del Prodotto interno lordo”. Ma si tratta solo di “una tappa verso l’obiettivo finale dello 0,7% a cui restiamo fedeli”. Abbiamo chiesto a Chantal Hebberecht , responsabile della sicurezza alimentare per conto dell’Ufficio di cooperazione “Europeaid” della Commissione Europea, quali sono i programmi che l’Unione Europea mette in campo per raggiungere questi obiettivi (cfr scheda sulle politiche comunitarie contro la fame su SirEuropa n.22/2002).

Quali sono i mezzi che l’Unione mette a disposizione per la sicurezza alimentare?
“Le principali fonti di finanziamento sono due. In primo luogo, esiste una linea di bilancio specifica per gli interventi di aiuto alimentare che ammonta a 500 milioni di euro annui; il 40% degli stanziamenti è destinato direttamente ad azioni di aiuto alimentare, mentre il 55% viene speso per programmi di sicurezza alimentare a medio e lungo termine. Il restante 5% copre finanziamenti imprevisti. In secondo luogo, la Commissione dispone di un programma più ampio di sviluppo rurale e di sostegno alla sicurezza alimentare nel quadro dei cosiddetti ‘finanziamenti geografici’ del Fondo europeo di sviluppo, gestito dalla Direzione generale sviluppo e cooperazione”.
L’Unione Europea potrebbe fare di più?
“Lo sforzo attualmente profuso potrebbe senz’altro essere migliorato: si tratta di sviluppare coordinamento e coerenza di azioni assieme ai donatori, alle Organizzazioni non governative e ai Governi beneficiari. Un secondo elemento che merita di essere considerato riguarda il fatto che, a livello di aiuto alimentare, a partire dal 1996 la Commissione ha orientato la propria iniziativa verso una politica di sicurezza alimentare. Si vuole in questo modo evitare l’invio massiccio e a volte disorganizzato di aiuti provenienti dall’esterno, favorendo gli acquisti locali e quindi lo sviluppo dell’economia dei Paesi vulnerabili. Per questo solo il 40% del nostro budget attuale è destinato all’aiuto alimentare tout court: l’aiuto va dato, serve, ma la necessità primaria è combattere gli elementi strutturali che stanno alla base della fame nel mondo”.
Qual è il livello di cooperazione della Commissione con le altre istituzioni mondiali?
“Tra i nostri partner abbiamo il Programma alimentare mondiale, al quale va il 20/25% del nostro bilancio, le Ong del settore che beneficiano di un altro 25/30% del bilancio, i Governi cui destiniamo il 40% dei nostri fondi, sotto forma di finanziamenti diretti, e la Fao per l’1/2%. Con la Fao, in particolare, gestiamo due sistemi di informazione per analizzare costantemente la situazione e tracciare una mappa delle popolazioni vulnerabili. Infine, collaboriamo al finanziamento di seminari e conferenze nei Paesi in via di sviluppo nel quadro delle iniziative dell’Organizzazione mondiale del commercio, fornendo anche consulenza a lungo termine”.