regno unito

” “Anglicani: finanze a rischio” “

” “Il crollo delle azioni della Vodafone ha messo in difficoltà le finanze della Chiesa d’Inghilterra. Ma il problema è più vasto e riguarda la gestione dei beni e delle risorse della Chiesa di Stato” “” “


Un altro disastro finanziario, simile ai cattivi investimenti nel mercato immobiliare negli anni ’80, ha colpito la “Chiesa di Inghilterra”. I “Church Commissioners”, la commissione di 33 membri alla quale è affidato il patrimonio finanziario della Chiesa di Stato inglese, ha assistito impotente alla perdita di 80 milioni di sterline (120 milioni di euro), dovuto al crollo del valore delle azioni della Vodafone. Il deficit degli Anni Ottanta, che aveva sollevato il sospetto di cattiva gestione tra i commissari della Chiesa, era stato ancora più cospicuo. Ben 800 milioni di sterline (1200 milioni di euro) erano andati perduti. Secondo il quotidiano “Guardian”, il buco causato nelle finanze della “Chiesa di Inghilterra” dal crollo della Vodafone, sarebbe anche maggiore della cifra dichiarata ufficialmente. Per colmarlo i “Commissioners” avrebbero deciso di vendere una collezione di dipinti del maestro spagnolo Francesco de Zurbaran appartenente al Vescovo di Durham. I quadri, che comprendono la serie “Giacomo e i dodici figli” e sono appesi nella sala di pranzo del palazzo di Auckland, la sede arcivescovile di Durham, valgono 20 milioni di sterline (30 milioni di euro). Molti tra i fedeli e gli intellettuali anglicani sono contrari alla vendita. Secondo Simon Jenkins, un commentatore cattolico del quotidiano “The Times”, i quadri occupano un posto speciale nel cuore dei fedeli del nord e la decisione di venderli è un grave attacco alla memoria storica e religiosa della regione.
Vendere palazzi e residenze vescovili? Da tempo la “Chiesa anglicana”, che ai tempi della Riforma di Enrico VIII nel 1532 subentrò alla Chiesa cattolica nella gestione dei palazzi e delle Chiese più importanti del paese, pensa alla vendita del proprio patrimonio artistico come a un modo per far quadrare i conti. Le entrate annuali della “Chiesa di Inghilterra” sono di 800 milioni di sterline, provenienti per la maggior parte dalle offerte dei fedeli. La disponibilità finanziaria della “Chiesa di Inghilterra” alla fine del 1999 era di 4,4 miliardi di sterline (6,6 miliardi di euro) formata da azioni investite in società “eticamente accettabili”, cioè non coinvolte nella produzione di alcol, armi, tabacco, a cui si aggiungono proprietà, terreni, negozi, fabbriche e uffici in tutto il Regno Unito. Con questi fondi i “Church Commissioners” pagano gli stipendi di pastori e Vescovi, le pensioni e finanziano parrocchie e diocesi. Con il calo del numero di fedeli che partecipano alla Messa e le recenti difficoltà finanziarie, molti ritengono che palazzi vescovili e residenze siano un lusso troppo costoso. Lo stesso arcivescovo di Canterbury, George Carey, ha dichiarato lo scorso marzo che la Chiesa anglicana non può più continuare a destinare un sesto delle proprie entrate annuali, 120 milioni di sterline (180 milioni di euro), alla manutenzione di palazzi che sono un patrimonio di tutta la nazione. Secondo il Primate anglicano molte diocesi si trovano nella condizione di dover scegliere tra gli stipendi dei pastori e la manutenzione di 16.000 chiese e 43 cattedrali, la maggior parte delle quali sono patrimonio culturale protetto della nazione e perciò molto costose da mantenere. Un recente piano di ristrutturazione del patrimonio immobiliare della “Chiesa anglicana”, intitolato “Resourcing Archbishops” suggerisce che il palazzo arcivescovile “Lambeth Palace” dove vive l’arcivescovo di Canterbury e quello di “Bishopthorpe” dove abita l’arcivescovo di York, comincino ad ospitare convegni e affittare camere per avere nuove entrate. In futuro molti palazzi vescovili potrebbero essere trasferiti ad organizzazioni turistiche e aperti al pubblico o addirittura venduti.
Un vescovo “on the move”. A Pentecoste il vescovo cattolico di Lancaster, Patrick O’Donoghue, ha annunciato di aver venduto la propria residenza e di essere diventato un “vescovo on the move”, ovvero un “vescovo in viaggio”, che vivrà un mese per volta nei diversi decanati della sua diocesi. L’ex residenza del vescovo di Lancaster è un palazzo del periodo vittoriano con sedici camere e un parco di 4000 metri quadrati. In una lettera pastorale ai suoi fedeli il Vescovo O’Donoghue ha scritto: “La nostra missione non è di rimpiangere le glorie passate ma di liberarci di ciò che ci appesantisce e di condividere con gioia i tesori che ci sono stati affidati”.