serbia

” “Emergenza quotidiana

” “Una nuova "cortina di ferro" divide i Paesi europei. L’arcivescovo di Belgrado chiede aiuto alle Chiese d’Occidente per superare questa "emergenza"” “



Per l’Europa centro-orientale l’emergenza è rappresentata “dall’impoverimento della quotidianità” che ha radici storiche ma che ancora oggi non trova forme adeguate di soluzione. Come uscirne? Ne abbiamo parlato con mons. Stanislav Hocevar , arcivescovo di Belgrado (Serbia), in questi giorni a Bellaria (Rimini) per partecipare al 28° convegno delle Caritas diocesane italiane.

Quali sono le radici di questo “impoverimento del quotidiano” nell’Europa dell’Est?
“E’ noto come è stata divisa l’Europa. Durante e dopo la seconda guerra mondiale questa divisione si è radicalizzata specialmente a livello ideologico, causando tantissime conseguenze, purtroppo poco conosciute nell’intera Europa. Le ideologie e i totalitarismi hanno ostacolato la comunicazione, la comunione ed anche la crescita organica dei paesi e dei popoli. Così si proclamava a livello ufficiale la fraternità , a livello pratico invece si viveva la rivalità. Quanto più vincevano prima le ideologie e i totalitarismi, e poi la globalizzazione di gruppi d’élite, tanto più nasceva l’emergenza in varie forme”.

E’ ancora forte il divario economico e sociale tra Europa dell’Est e dell’Ovest, tra Nord e Sud?
“Possiamo ancora parlare di divisione dell’Europa tra Est e Ovest, tra Nord e Sud. Sono molte le differenze e così si registra un’emergenza nella quotidianità. La mancanza dell’equilibrio nell’informazione e nella rete informatica, ad esempio, causa molte disuguaglianze. Questo vale ancor di più a livello personale: i giovani serbi e di altri Paesi soffrono molto per questa emergenza nella vita quotidiana. Non potendo studiare e specializzarsi all’estero, non potendo partecipare, se non con moltissime difficoltà, alla ‘vita pubblica’ e quindi, non potendo crescere economicamente e socialmente, si trovano alla periferia della vita. Essendo molte volte senza lavoro, senza speranza di un futuro sicuro arrivano all’apatia, alla deviazione, alla piena negazione della responsabilità. E’ offuscata l’immagine dell’uomo, l’educazione perde il suo significato e cominciano a dominare i mass media. Cresce così in modo sorprendente il fenomeno della bassa natalità, la prostituzione, la criminalità, il consumo di droga e le associazioni mafiose rafforzano il loro potere”.

La Chiesa e le agenzie educative cosa fanno per contrastare tutto questo?
“La scuola, la Chiesa, come anche le altre comunità locali non sempre risultano preparate a queste sfide. Non si è potuta formare una vera e propria comunità scolastica, parrocchiale, comunale capace di far fronte a questi nuovi avvenimenti. E poiché esiste in Europa centro-orientale un contesto forte di multiculturalità e aconfessionalità, risulta ancora più difficile arrivare a creare una solida rete delle comunità locali”.

Qual è allora il compito della Caritas?
“La Caritas deve aiutare a guidare le comunità locali. E’ giunto il tempo della quotidianità. Dopo tante ideologie e totalitarismi, dopo la proclamazione del Concilio e postconcilio, insieme con il Giubileo del 2000, siamo sollecitati a vivere l’incarnazione nella nostra concreta quotidianità. Dobbiamo domandarci: chi è in Europa il nostro vicino? Avvicinarci di più e conoscerci meglio ma non secondo le attuali formule di divisione: Unione Europea ed extracomunitari, quelli del primo e secondo turno, Sud-Est Europa, o nella Chiesa classificandoci come Ccee, Comece e altre sigle. Al contrario dobbiamo promuovere una nuova rete di conoscenza vicendevole, di incontri, di solidarietà tra le comunità locali. Questo ricordando che l’aiuto materiale senza una base solida di comunità locale non crea futuro; perciò occorrono nuovi sforzi per creare le comunità di base con diversità di vocazioni, servizi, ruoli in seno ad esse”.
Patrizia Caiffa