" "immigrazione

” “Manca un coordinamento” “

” “I Quindici stentano a trovare una linea ” “comune nella lotta all’immigrazione ” “clandestina. Il tema sarà al centro del ” “prossimo vertice ” “europeo a Siviglia” “


Il Consiglio Affari Generali dell’Unione non è riuscito nella riunione di lunedì 17 giugno a mettersi d’accordo in materia di immigrazione clandestina. Francia, Lussemburgo e Svezia si sono infatti opposti all’adozione dei paragrafi che introducono la possibilità per l’UE di sospendere gli aiuti futuri o gli accordi di cooperazione non ancora stipulati con i Paesi di origine o di transito dei flussi migratori nel caso questi ultimi non cooperino (o non mostrino la “volontà” di cooperare) nella lotta all’immigrazione illegale. Il testo del documento esaminato dal Consiglio Affari Generali passerà ora all’esame del Consiglio europeo di Siviglia del 21 e 22 giugno per l’eventuale approvazione finale. In particolare, il veto di Francia e Svezia è giustificato dal fatto che la cooperazione in materia di lotta contro l’immigrazione illegale costituisce solamente uno degli aspetti della politica di sviluppo dell’UE e non potrebbe quindi di per sé bloccare gli aiuti e gli sforzi comuni in altri settori.
“La questione della lotta all’immigrazione clandestina – spiega a SirEuropa, Martino Cossu del Dipartimento Giustizia e Affari Interni del Consiglio dell’Unione Europea – ha costituito fin dall’inizio una priorità della Presidenza spagnola. Il Consiglio di Lussemburgo ha tentato di fissare con toni più diplomatici quanto previsto dai documenti preparatori. L’idea di fondo è costituita dal condizionamento dell’aiuto all’effettiva lotta contro l’immigrazione illegale da parte delle stesse autorità dei Paesi di origine o di transito”. Nel corso del dibattito, osserva il funzionario, “Francia e Svezia hanno mostrato le riserve maggiori, fino al punto di bloccare l’adozione dell’accordo rimandandola al vertice di Siviglia: secondo loro, l’immigrazione illegale è solo un aspetto della politica esterna dell’Unione e non sarebbe giusto penalizzare un Paese sospendendo o riducendo gli aiuti per un aspetto soltanto. Sembra un approccio punitivo anche perché molti di questi Paesi non posseggono nemmeno i mezzi per lottare contro l’immigrazione. E’ senz’altro opportuno, quindi, fornirgli questi mezzi, siano essi motovedette oppure assistenza negli aeroporti. Tutto va però riportato alla questione centrale: il problema è la riduzione della povertà e la creazione di sviluppo, unica via per cancellare i motivi alla base della decisione di emigrare”.
Un altro problema cruciale, ad avviso del rappresentante del Dipartimento Giustizia e Affari Interni del Consiglio dell’UE, è la mancanza, in sede comunitaria, di “una politica coerente sull’immigrazione in generale. Preoccupa anche la mancanza di equilibrio tra la politica per l’immigrazione illegale e la politica per l’immigrazione legale. Sulla prima sono ormai tutti più o meno d’accordo; sulla seconda, invece, ci sono attualmente sul tavolo del Consiglio cinque o sei proposte di direttiva che sono bloccate”. Cossu ricorda che “ci sono molti immigrati legali poco tutelati. Inoltre l’immigrato legale di un Paese ha un grado di tutela differente a seconda del Paese europeo che lo ospita: manca un quadro comune di diritti. In tali condizioni è difficile poter parlare di una politica comune integrata per l’immigrazione”.