la convenzione" "

"Non possiamo non dirci cristiani"” “

” “Alla vigilia della riunione plenaria della Convenzione per il ” “futuro dell’Europa, si tiene a Roma un ” “convegno sulla "costituzione europea" promosso dalle principali ” “università del ” “continente” “


“Verso una costituzione europea?” A questo interrogativo si propone di rispondere il convegno europeo di studio promosso dall’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato di Roma, in collaborazione con la Federazione delle università cattoliche d’Europa, la Commissione degli episcopati della Comunità europea e il Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei. I lavori si aprono oggi, 20 giugno, a Roma, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel corso del convegno interverranno docenti delle principali università europee. Il 22 giugno, i partecipanti saranno ricevuti in udienza dal Papa. Abbiamo intervistato uno dei relatori, Cesare Mirabelli , docente di diritto ecclesiastico all’Università di Roma – Tor Vergata e già presidente della Corte costituzionale, che avrà anche il compito di tracciare le linee conclusive del convegno.

Un convegno sulla costituzione europea alla vigilia della plenaria della Convenzione che ascolterà le diverse espressioni della società civile, incluse le Chiese. Quale messaggio intendete lanciare?
“Non era preordinato il fatto che questo convegno si svolgesse alla vigilia della plenaria della Convenzione per il futuro dell’Europa. Certamente questa coincidenza conferisce ai nostri lavori una valenza in più. Tuttavia ciò che ci proponiamo è anzitutto sviluppare una riflessione approfondita e di ampio respiro sui temi che interrogano l’avvenire dell’Europa, coinvolgendo studiosi di tutti i Paesi. Il convegno registra una notevole partecipazione dalle università di tutto il continente, comprese le istituzioni accademiche dei Paesi che ancora non fanno parte dell’UE e che mirano all’adesione. E’ il segno dell’attenzione e del desiderio di confronto su questi temi”.
Quali sono i principali spunti che animano il dibattito sul futuro dell’Europa?
“Quali sono le radici della nostra Europa e dei popoli europei? Che cosa li può riunire intorno ad un progetto comune? Qual è il loro avvenire? Quali sono le istituzioni adeguate a raccogliere queste istanze? Si può avere una visione che sia di sola conservazione dell’esistente? O si può coltivare una visione più ambiziosa dell’Europa, soprattutto in vista dell’ingresso di nuovi Paesi nell’Unione? Siamo convinti che occorre porci queste domande che riguardano aspetti fondamentali della vita europea e focalizzano il ruolo che questo continente può avere in un contesto globalizzato”.
Il 10 gennaio scorso, il Papa ha lanciato un appello per un maggior coinvolgimento delle Chiese nel processo di riforma dell’Europa. E’ stato raccolto?
“Le Chiese rappresentano un grande fattore di unità per l’Europa che va oltre il semplice riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa. C’è un crociano ‘non possiamo non dirci cristiani’ che non riguarda solo il nostro Paese ma l’Europa intera. E le Chiese restano un formidabile elemento di unità e di animazione della realtà sociale, del quale si deve tenere conto”.
L’Europa è attraversata da profonde correnti di nazionalismo e xenofobia che si connotano esplicitamente come “antieuropeiste”. Cosa si può fare per contrastarle?
“Bisogna anzitutto distinguere tra nazionalismo e difesa dell’identità nazionale. L’Europa punta a salvaguardare la molteplicità delle identità nazionali e le unifica ad un livello più alto. Il principio di sussidiarietà promuove e integra livelli diversi: valorizza le autonomie locali e, al tempo stesso, le nazioni e la dimensione statuale dell’organizzazione politica, così come promuove la struttura sovranazionale garantita dall’Unione Europea. Del resto, la stessa scelta dell’unificazione monetaria è per un certo verso simbolica e per un altro verso insufficiente. E’ l’inizio di un cammino”.
Ignazio Ingrao