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Alle università e in prima linea a quelle che si rifanno ad una ” “ispirazione cristiana – spetta il compito di rinforzare la base ” “culturale dell’Unione, intesa come visione del mondo e comune coscienza europea” “” “
L’Università cattolica di Budapest, in Ungheria, è una delle prime nate dopo il cambiamento politico. Fondata nel 1992, ha circa 8 mila studenti e il pieno riconoscimento statale dei titoli di studio. L’ordinamento ungherese, inoltre, garantisce il finanziamento pubblico riconosciuto anche all’Università calvinista di Budapest e alle altre università promosse dalle Chiese. Abbiamo chiesto al rettore, mons. Peter Erdö , una riflessione sul ruolo dell’Università cattolica, specie dell’est Europa, nel processo di costruzione dell’Unione europea.
Ogni Costituzione si fonda sulla cultura del popolo e questo vale anche per la Costituzione europea che si vuole scrivere e di cui si discute molto in questi giorni.
In Europa, la cultura nasce sulla eredità cristiana, del mondo giudeo-cristiano. I suoi valori principali sono oggi patrimonio, per la maggior parte, delle Chiese. L’Europa quindi come ha detto il Papa nel messaggio scritto per il convegno dei docenti universitari europei – non può fare a meno delle Chiese perché le comunità cristiane offrono un contributo ineludibile alla sua costruzione.
Innanzitutto la cultura cristiana può aiutare i credenti e non a coltivare i valori dell’amicizia e della solidarietà tra i popoli che sono entrambi un requisito indispensabile per l’Europa del XXI secolo. Solo una riconcliazione fondata sull’amicizia e la solidarietà può far superare antichi rancori e fughe nazionalistiche. Negli anni del dopoguerra, i tedeschi e i francesi avevano necessità di riconciliarsi. Oggi quel bisogno di riconciliazione tra i popoli torna ad essere attuale nella zona centrale e orientale del continente. E le Chiese anche in questo contesto – stanno svolgendo un’opera insostituibile.
Nel quadro della riscoperta e valorizzazione delle radici cristiane dell’Europa, un posto rilevante occupano le università cattoliche. Credo che alle università e in prima linea a quelle che si rifanno ad una ispirazione cristiana – spetti soprattutto il compito di rinforzare la base culturale dell’Unione, intesa come visione del mondo, della comune coscienza europea. Ma perché ciò avvenga, è importante costruire una rete che copra l’intero continente.
E’ il progetto su cui è nata la Fuce (Federazione delle Università cattoliche d’Europa) -, che riesce a collegare tra loro le università cattoliche, valorizzando le capacità intellettuali presenti in esse e le diverse esperienze che ognuna mette in atto. Per esempio, i giuristi di diverse tradizioni giuridiche e provenienze geografiche possono confrontarsi sulla base di una comune visione cristiana dello sviluppo della società, dando così vita ad una interessante esperienza di confronto di cui l’Europa ha bisogno.
Ma c’è un altro fattore da considerare. Le università cattoliche che stanno per nascere nella parte ex comunista del continente rappresentano, nei loro Paesi, centri molto importanti di cultura, di scienza e, anche, ‘d’europeità’ perché in questi Paesi, l’università cattolica gode di prestigio.
In Albania sognano da tempo un’università cattolica per disporre di un centro forte di cultura, e la settimana prossima si apre l’Università cattolica di Leopoli, in Ucraina, con un interessante centro di germanistica, scienze umanistiche oltre che teologiche. La nostra università di Budapest ha in corso moltissimi rapporti, anche master in comune, con diverse altre università cattoliche, tra cui la Cattolica di Milano e la S. Francisco University. Spero che la collaborazione preferenziale tra le Università cattoliche possa rinforzare l’appartenenza, anche culturale, di questi popoli all’Europa e quindi lo sviluppo delle regioni che aspettano la loro adesione all’Unione europea.