In violazione del diritto canonico della Chiesa cattolica si è svolta sabato 29 giugno a Donau, in Austria, un'”ordinazione sacerdotale” di sette donne quattro tedesche, due austriache e un’americana. Celebrante era Romulo Braschi, argentino autonominatosi “arcivescovo”. Per Maximilian Achern, vescovo di Linz, che ha espresso un giudizio sull’accaduto nel corso della celebrazione eucaristica in occasione della festa di Pietro e Paolo, simili fatti sono “deplorevoli poiché impediscono, anziché favorire, gli sforzi per un maggior riconoscimento delle donne nella Chiesa e la loro autentica parità . Non ci faremo scoraggiare” – ha dichiarato – negli sforzi di “rendere ancora più visibile” la partecipazione delle donne all’attività ecclesiale e di “discutere sulle aspirazioni legittime delle donne nella Chiesa e nel mondo”. Unanimi le critiche della Chiesa cattolica austriaca, diffuse nelle settimane precedenti il fatto: Achern si era più volte pronunciato sulla questione dell’ordinazione femminile, appellandosi ai protagonisti e richiamandosi all’insegnamento cattolico. La Conferenza episcopale austriaca ha manifestato il proprio parere ufficiale nell’ambito della riunione plenaria estiva, svoltasi tra il 17 e il 19 giugno, dichiarando la nullità dell’ordinazione sacerdotale imposta “da un piccolo gruppo di donne nel disprezzo della dottrina e della tradizione della Chiesa cattolica”.