Il 1° luglio è entrata in vigore la Corte penale internazionale ed è stata aperta la sua sede provvisoria, all’Aja in Olanda, a soli quattro anni di distanza dall’adozione a Roma dello Statuto nel quadro delle Nazioni Unite (firmato da 139 Stati e ratificato già da 74). Lo stesso giorno, gli Stati Uniti contrari all’entrata in vigore della Corte per motivi legati all’immunità del personale americano durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno posto il veto all’estensione del mandato della forza di mantenimento della pace in Bosnia Erzegovina, “Sfor”. La decisione di Washington, chiaramente dettata dalla volontà di bloccare l’insediamento della Corte penale internazionale o quanto meno di indebolirne i poteri nell’attesa di risolvere la questione dello status dei dipendenti statunitensi (gli Usa non intendono per il momento ratificare il Trattato di costituzione della Corte) mette in serio pericolo la continuazione della missione internazionale in Bosnia, il cui mandato scade il 5 luglio e la cui esistenza è vincolata all’accordo unanime da parte dei membri del Consiglio di Sicurezza. L’Unione Europea, sia attraverso la Presidenza danese che per voce del Presidente della Commissione Romano Prodi, si è dichiarata “preoccupata” per la posizione americana e per le conseguenze eventuali sulla missione Sfor. Il recente Consiglio europeo di Siviglia ha deciso che l’Unione subentrerà all’Onu nella gestione della “Sfor” a partire dal 1° gennaio 2003. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, su invito del Segretario Generale Kofi Annan e con il consenso del rappresentante Usa, si è dato tre giorni di tempo per tentare di trovare un compromesso.