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Consultare le Chiese” “

Le confessioni religiose europee stanno ” “consegnando a Michael Weninger, consigliere politico di Prodi, diverse proposte per un dialogo strutturato con l’UE. Il parere di Valdo Spini” “

Michael Weninger, membro del gruppo dei consiglieri politici del presidente della Commissione europea Romano Prodi e incaricato dei rapporti con le religioni, sta terminando di raccogliere i contributi dei rappresentanti delle confessioni cristiane, delle comunità ebraiche e musulmane e delle altre religioni presenti nel territorio dell’Unione Europea (cfr SirEuropa n.10/2002). Tali materiali serviranno a definire una proposta comune per la creazione di una struttura permanente per il dialogo e la consultazione delle Chiese e delle confessioni religiose da parte delle istituzioni europee che Weninger illustrerà al presidente Prodi in autunno. Intanto, gli scorsi 24 e 25 giugno a Bruxelles, la plenaria della Convenzione europea per il futuro dell’Europa ha ascoltato i rappresentanti della società civile, tra i quali anche Keith Jenkins della Kek, (Conferenza delle Chiese europee) in rappresentanza delle confessioni cristiane (cfr SirEuropa n.25/2002). Abbiamo chiesto a Valdo Spini , esponente della comunità valdese italiana, parlamentare europeo e membro della Convenzione europea, una valutazione sugli esiti della “audizione” del rappresentante delle Chiese cristiane e sull’ipotesi di “dialogo strutturato” tra le Chiese e l’Unione.

Quali possono essere i luoghi per un dialogo costante tra le Chiese e l’Unione Europea?
“Mi risulta che Jacques Delors avesse una cellula per un confronto costante con le Chiese, quando era presidente della Commissione europea. Anche Romano Prodi ha voluto accanto a sé un consigliere per il dialogo con le confessioni religiose. Dunque dei canali per le relazioni tra le Chiese e le istituzioni europee ci sono già e possono essere ulteriormente ampliati e rafforzati. Credo, inoltre, che quanto più i cristiani sapranno convergere insieme nel dialogo ecumenico, tanto più potranno essere un interlocutore rappresentativo e autorevole nei rapporti con l’UE”.
Nel futuro trattato costituzionale europeo si potranno prevedere delle strutture permanenti per le relazioni tra le Chiese e l’Unione?
“A mio avviso, nel trattato bisogna enunciare dei valori prima che delle garanzie per le istituzioni. Mi sembra inoltre prioritario chiedere l’estensione dell’applicazione del principio della libertà religiosa, enunciato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, dagli individui alle collettività, cioè alle confessioni religiose in quanto tali. L’estensione di tale diritto, sul modello dell’art.8 della Costituzione italiana, sarebbe una garanzia di libertà e di pluralismo per tutti”.
Ritiene necessario un riferimento alle radici cristiane dell’Europa in una futura “costituzione europea”?
“Un tale riferimento mi farebbe certamente piacere. Tuttavia, a parte la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, tale riferimento mi sembra sia quasi sempre assente nelle Costituzioni degli Stati. Quello che invece mi preme è che il trattato costituzionale europeo che stiamo tentando di redigere non resti soltanto l’espressione di formule giuridiche bensì esprima valori che connotano il modello europeo. In tale prospettiva il contributo dei cristiani alla costruzione dell’Europa è un contributo molto importante sul piano dei principi ispiratori. Come scrissero i vescovi francesi nel 1972, il nostro impegno per l’Europa dovrebbe essere soprattutto all’insegna di un modo cristiano di far politica piuttosto che di una politica con l’etichetta cristiana”.
Eppure le radici cristiane dell’Europa non hanno tutte la stessa matrice: c’è quella cattolica, quella protestante e ora, con l’allargamento, quella ortodossa. Come conciliarle?
“La novità prodotta dall’allargamento dell’Unione è proprio questa: metterà in contatto i cristiani dell’Europa occidentale, cattolici e protestanti, con i fratelli ortodossi dell’Europa centro-orientale. Questa esperienza può arricchire il pluralismo e il dialogo ecumenico tra le Chiese cristiane. Se vogliamo progredire in questo dialogo, cercherei di sottolineare quello che ci unisce rispetto a ciò che ci divide”.
Ignazio Ingrao