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” “I contenuti e gli obiettivi della "politica comune europea in materia di informazione", citata dal presidente della ” “repubblica italiana ” “nel suo messaggio ” “alle Camere
Il presidente della repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha inviato il 23 luglio scorso alle Camere un messaggio per chiedere quanto prima l’emanazione di una “legge di sistema intesa a regolare l’intera materia delle comunicazioni” secondo i principi del pluralismo e dell’imparzialità, necessari in una società democratica. Tale messaggio ha avuto vasta eco tanto nell’opinione pubblica quanto nel mondo politico italiano ed europeo. Nel messaggio il presidente della repubblica italiana ricorda che “i principi e i valori del pluralismo e dell’imparzialità dell’informazione nel settore delle comunicazioni elettroniche sono stati richiamati e hanno trovato sistemazione organica in quattro recenti Direttive del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, che dovranno essere recepite dai Paesi membri entro il luglio del 2003”. Tali Direttive, spiega, vengono a definire il quadro di una “politica comune europea in materia di informazione”. Nelle schede che pubblichiamo di seguito presentiamo, sinteticamente, gli obiettivi di questa politica europea dell’informazione e il contenuto delle direttive citate dal presidente Ciampi.
L’Unione Europea ha consolidato le basi della disciplina giuridica nel settore attraverso il “Protocollo sul sistema di radiotelediffusione pubblica”, allegato al Trattato di Amsterdam del 1997. In esso sono delineati quattro principi di base che attengono tanto alla natura quanto al finanziamento della radiotelediffusione di servizio pubblico: la funzione democratica, sociale e culturale dell’informazione pubblica legata all’esigenza di preservare il pluralismo dei mass media; la responsabilità in capo a ciascuno Stato membro di definire ed organizzare liberamente i sistemi nazionali in un’ottica di interesse generale; la facoltà degli Stati membri di finanziare il servizio pubblico di radiotelediffusione nell’adempimento della missione di servizio pubblico; il rispetto del libero scambio e della concorrenza all’interno della Comunità. Il Protocollo sottolinea inoltre come i criteri fondamentali da applicare nell’elaborazione delle disposizioni per il finanziamento sono la proporzionalità e la trasparenza, nel rispetto del “sistema dualistico” (la coesistenza di emittenze radiotelevisive pubbliche e private) che costituisce una caratteristica distintiva del mondo europeo dell’informazione.
Ulteriore compito dell’Unione è favorire l’armonizzazione delle legislazioni nazionali sull’editoria e l’informazione con l’obiettivo di fare della radiotelediffusione tanto pubblica quanto privata un servizio nell’interesse della società, riconoscendo la necessità di creare nel settore audiovisivo organi di regolamentazione il più possibile indipendenti dal potere politico e di vietare il costituirsi di posizioni dominanti a carattere monopolistico. Il limitato corpo normativo comunitario allora vigente era basato sulla “Direttiva del Consiglio, del 3 ottobre 1989, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive”, che costituisce tuttora la disciplina per i contenuti dei programmi televisivi.
Grazie alla pubblicazione nel dicembre del 1997 del “Libro verde sulla convergenza tra i settori delle telecomunicazioni, dell’audiovisivo e delle tecnologie dell’informazione”, la Comunità ha posto il problema dell’aggiornamento delle istanze normative oltre che per i tradizionali settori dell’informazione e della comunicazione anche per la regolamentazione dei nuovi media, quali il digitale e Internet (per quest’ultimo, in particolare, sussiste anche il tema della complessa individuazione della responsabilità giuridica dei contenuti, a differenza della stampa e dell’emittenza radiotelevisiva classiche). A riguardo, nel 1999 la “Relazione del Gruppo di Alto Livello sulla Politica Audiovisiva” presieduto dall’allora Commissario, Marcelino Oreja osserva: “Perché il quadro normativo si evolva senza bisogno di continui adeguamenti, con conseguente mancanza di certezza giuridica, lo si dovrebbe basare su principi e si dovrebbero evitare norme molto particolareggiate. Tra i principi dovranno figurare peraltro il pluralismo, l’esigenza di contenuti di qualità, il rispetto per la diversità linguistica e culturale e la protezione dei minorenni. Inoltre, sono necessarie norme e salvaguardie chiare per assicurare la libertà, l’assenza di discriminazione e la parità di accesso”.