La Corte di Giustizia delle Comunità europee, con sede a Lussemburgo, ha riaffermato l’importanza di garantire la protezione della vita familiare e la libera circolazione anche ai cittadini di uno Stato extracomunitario sposati con un cittadino comunitario (sentenza della Corte nella causa C-459/99, “Mouvement contre le racisme, l’antisémitisme et la xénophobie” contro Stato belga). La Corte era stata interpellata dal Consiglio di Stato del Belgio in merito ad una circolare del ministero dell’Interno e della Giustizia belgi del 28 agosto 1997. Tale circolare fissava le procedure relative all’ottenimento del visto per contrarre matrimonio in Belgio o del visto di ricongiungimento familiare. Il “Movimento contro il razzismo, l’antisemitismo e la xenofobia” aveva chiesto al Consiglio di Stato belga di annullare tale circolare perché incompatibile con la normativa comunitaria in materia di trasferimento e di soggiorno all’interno della Comunità.
La Corte di giustizia ha osservato che “il respingimento alla frontiera è sproporzionato e quindi vietato se il cittadino di un paese terzo, coniugato con un cittadino comunitario, può provare la sua identità e il legame coniugale”. Allo stesso modo, ha osservato ancora la Corte, per tale cittadino rappresenta una misura sproporzionata sia “un diniego del permesso di soggiorno” sia “una decisione di allontanamento basate esclusivamente sull’inadempimento di formalità di legge relative al controllo degli stranieri”. Il rilascio del visto, ha raccomandato la Corte, ai cittadini extracomunitari coniugati con cittadini comunitari deve avvenire “al più presto e, nella misura del possibile, sui luoghi di ingresso nel territorio nazionale”.
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Sir Europa (Italiano)
N.ro assoluto : 1
N.ro relativo : 30
Data pubblicazione : 01/08/02