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” “” “Si chiama "Jump" il progetto, finanziato dalla Comunità europea, per prevenire la criminalità giovanile in diversi ” “Paesi europei. Ce lo illustra la responsabile ” “” “
Un progetto per prevenire la criminalità minorile nell’ambito dell’Unione Europea e favorire il reinserimento sociale di giovani che hanno commesso dei reati o si trovano in situazioni a rischio di devianza in alcuni Stati membri o Paesi candidati: si chiama “Jump” (“Juveniles and models of prevention”) ed è finanziato dalla Commissione Europea, promosso nell’ambito del Programma “Oisin II” (Direzione Generale Giustizia e Affari Interni) con il coordinamento del Censis (Centro studi investimenti sociali). Il fenomeno “presenta caratteristiche simili in tutti gli Stati in quanto si tratta spesso di delinquenza urbana, fortemente connessa a situazioni di marginalità, nella quale la presenza giovanile è sempre più preoccupante e precoce – spiega Anna Italia del Censis, responsabile del progetto Jump -. Questa situazione ha determinato la convinzione che le azioni di carattere repressivo debbano essere affiancate da iniziative di prevenzione sociale”.
Il coinvolgimento degli operatori. La complessità del tema della prevenzione del crimine giovanile verrà approfondita nel corso del progetto che promuove lo scambio di esperienze tra gli Stati membri dell’Unione e i Paesi candidati, tramite l’organizzazione di quattro seminari in ogni Paese partecipante al progetto. Il primo si è svolto nei giorni scorsi presso la Scuola di Polizia di Catalogna (Spagna). Il 27 settembre a Berlino, presso la sede di Camino (Laboratorio per tirocini pratico-professionali e indagini nel settore sociale), si svolgerà l’incontro sul tema “Il ruolo degli operatori sociali nella gestione dei progetti di prevenzione sociale della criminalità giovanile”, durante il quale verranno illustrate le iniziative più rilevanti realizzate negli Stati membri con il coinvolgimento degli operatori sociali attivi nel mondo della scuola e del volontariato. Nel mese di ottobre in Romania si terrà il seminario su “La prevenzione della criminalità giovanile nei Paesi candidati”, organizzato dall’Ispettorato Provinciale della Polizia di Costanta. Infine il ruolo delle amministrazioni locali verrà esaminato dal seminario conclusivo, in programma a dicembre a Roma a cura del Censis.
La strategia della “prossimità”. “Negli ultimi anni si registra un diffuso malessere giovanile che in molti Paesi dell’Unione Europea spesso sfocia in azioni di teppismo e prevaricazione osserva Anna Italia -. A fronte di un benessere per certi versi generalizzato, si rileva la tendenza a commettere azioni in netto contrasto con le regole di convivenza civile che si pensava fossero appannaggio di ragazzi inseriti in realtà di grave emarginazione sociale”. Per rispondere alla domanda di sicurezza della collettività è stata introdotta la “filosofia della prossimità” nell’azione di polizia di molti Stati europei, affiancando alle tradizionali attività di repressione e di contrasto della criminalità “anche politiche di prevenzione sociale”. La “polizia di prossimità” francese, ad esempio, ha legato le politiche per la sicurezza a quelle per il lavoro giovanile, attraverso la promozione di nuove figure professionali, come gli “agenti locali di mediazione sociale”: i giovani vengono assunti da enti pubblici (ad eccezione dello Stato) o privati (che abbiano in appalto servizi pubblici) e poi impegnati nella prevenzione attraverso l’animazione dei giovani nello sport, nella cultura e nell’educazione.
Esperienze europee. La Danimarca ha istituito il “Consiglio nazionale di prevenzione del crimine”, organismo indipendente composto di rappresentanti del settore scolastico, del volontariato, della sanità, della polizia, che ha attivato sistemi di prevenzione soprattutto per i giovani a rischio di devianza. Nel Regno Unito i “Gruppi di vigilanza di vicinato” sono formati da cittadini volontari, coordinati dalle forze dell’ordine nella sorveglianza del quartiere. A livello europeo, osserva la responsabile di Jump, è necessario “un approccio multisettoriale, un’azione congiunta di diversi attori sociali, quali famiglia, scuola, chiesa, per recuperare quel complesso di tradizioni e valori positivi che inducono il giovane a non delinquere”.
Laura Badaracchi