ecumenismo

” “Rilanciare il dialogo

” “"Nessun documento ha suscitato tanto dibattito e interesse quanto la Carta ecumenica ” “europea", nota don Aldo Giordano. Ma ora ” “bisogna passare dalle parole ai fatti



“E’ lungo il processo di conoscenza e assimilazione della Carta ecumenica, che sarà tanto più importante quanto più sarà capace di generare vita”. Don Aldo Giordano , segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), fa un bilancio per SirEuropa del cammino della Carta ecumenica, a poco più di un anno dalla sua pubblicazione e in vista della consultazione che, promossa dal Ccee e dalla Kek (Conferenza delle Chiese europee), si svolgerà dal 7 al 10 settembre a Ottmaring (Germania). Obiettivi dell’incontro: una valutazione del recepimento della Carta nei diversi Paesi europei e una riflessione sulle prospettive del documento come contributo al cammino ecumenico e all’integrazione europea. Nel corso della consultazione verrà presentata una lettera alle Chiese europee Sulla Carta e sul cammino dell’ecumenismo nell’Europa centro-orientale abbiamo raccolto anche l’opinione dell’archimandrita ortodosso romeno Iuvenalie Ionascu.

Diverse iniziative. “Tradotta in 24 lingue europee, la Carta ecumenica europea è stata accolta in modo diverso da Paese a Paese e da Chiesa a Chiesa – spiega Aldo Giordano – ma nessun documento ecumenico ha suscitato tanto dibattito e interesse”. “In Georgia, ad esempio – racconta – è stata promossa un’iniziativa informale tra Chiesa cattolica, Chiese protestanti e alcuni membri della Chiesa ortodossa. In Germania la Carta ha ispirato un incontro tra Chiesa serbo-ortodossa, Chiese tedesche e Chiesa cattolica; il Consiglio delle Chiese ha preparato un sussidio per spiegare che cos’è e si sta discutendo sulla possibilità di far firmare la Carta in occasione dell’incontro delle Chiese ecumeniche, in programma a Berlino nel 2003”. “In un rapporto della Conferenza episcopale belga – prosegue il segretario del Ccee – si sottolinea l’importanza del documento. In Inghilterra, ai primi di giugno, i responsabili delle quattro principali Chiese (anglicana, cattolica, presbiteriana e metodista) hanno firmato, davanti alla regina, un impegno personale al dialogo che prende le mosse dalla Carta ecumenica”.
Con lo sguardo al futuro. La novità della Carta, a giudizio di don Aldo Giordano, consiste “nello spingere ogni Chiesa ad occuparsi dei problemi di tutta l’Europa e ad assumersi la responsabilità del dialogo con tutte le Chiese”. Tuttavia non mancano i limiti: “Nei Paesi dell’Est e nelle Chiese ortodosse – avverte Giordano – c’è meno eco della Carta ma bisogna dare più tempo perché si registra un sentimento di diffidenza verso l’ecumenismo in generale. Le chiese russe, invece, sono critiche ma questo dimostra quanto meno un atteggiamento di interesse”. Tra i progetti futuri c’è anche l’intenzione di pubblicare un volume sulla storia della Carta. Nel 2003 Kek e Ccee effettueranno una verifica sulla diffusione del documento ed è allo studio l’ipotesi di organizzare nel 2006 la terza assemblea ecumenica europea. “Vogliamo studiare – afferma il segretario del Ccee – quale contributo possa offrire la Carta ai lavori della Convenzione per il futuro dell’Europa. Le istituzioni politiche europee, pur ribadendo la loro laicità, si aspettano molto dalle Chiese, soprattutto per quanto riguarda le questioni etiche e per far crescere la cosiddetta ‘anima’ dell’Europa. Di fronte alle istituzioni ci dovremmo presentare uniti a livello ecumenico e capaci di dialogare anche con le altre religioni”.
La voce dell’Est. Proprio partendo dalla questione dei valori e dei diritti dell’uomo, Iuvenalie Ionascu esprime preoccupazione per l’allargamento dell’Unione Europea ai Paesi dell’Europa centro-orientale. “La Chiesa ortodossa – dichiara – si interroga su quali valori morali e spirituali si fonderà l’Europa futura. La legislazione dei diversi Paesi europei si sta omologando in maniera preoccupante su una posizione che va contro i valori della coscienza cristiana”. In Romania “vi è un crescente sviluppo dei rapporti fraterni con le Chiese cattoliche e protestanti benché esistano ancora zone, come la Transilvania, dove continua il conflitto tra ortodossi e greco-cattolici. E’ necessario – suggerisce l’archimandrita – promuovere una mentalità ecumenica per aiutare le generazioni future a compiere quei passi avanti che oggi sembrano improponibili”. La Carta ecumenica può rappresentare un valido sussidio.
Gigliola Alfaro