Mons. Amédée Grab, presidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e vescovo di Coira, ha recentemente visitato il Kazakstan insieme con una delegazione di 25 vescovi e rappresentanti di Conferenze episcopali dell’Europa e dell’Eurasia. Il viaggio, compiuto tra il 9 e il 16 agosto scorso, è stato dedicato, alla memoria delle sofferenze e del martirio sofferto da milioni di deportati nei Lager del Kazakstan. I delegati delle Conferenze episcopali hanno pregato a Malinowka, presso Astana, nel luogo del più grande campo di deportazione di donne. Un altro momento di grande emozione, hanno riferito i partecipanti, è stata la visita al Lager di Spassk, presso Karaganda, dove nel 1941 è stato organizzato un campo speciale per 60 mila prigionieri di guerra. La solennità dell’Assunzione di Maria, il 15 agosto, è stata celebrata presso il santuario della Regina della pace a Osernoje, raggiunto dopo ore di viaggio tra i campi di grano. Erano presenti alcune centinaia di giovani che concludevano il pellegrinaggio annuale. La Chiesa cattolica in Kazakstan conta circa 350.000 credenti in un paese vasto come 60 volte la Svizzera (2.717.300 Kmq) e con 15 milioni di abitanti di 110 etnie diverse. Il viaggio apostolico di Giovanni Paolo II nel settembre del 2001 ha lasciato un segno profondo. Gli incontri della delegazione con i responsabili delle comunità ortodosse di Astana e di Karaganda hanno mostrato “una situazione ecumenica fraterna”, riferisce il segretariato del Ccee che aggiunge: “E’ stato importante e profondamente simbolico per i delegati delle Conferenze episcopali dell’Europa andare sul confine con l’Asia. Su questi confini, infatti, si gioca il futuro del cristianesimo. Il Kazakstan è un ponte tra i due continenti, i suoi confini vanno dal Mar Caspio alla Cina. In Kazakstan abbiamo incontrato dei pionieri che hanno avuto il coraggio di andare sulla frontiera e che abbiamo il dovere di sostenere”.