uomini e religioni" "

Una "casa comune"” “” “

La "nuova Europa" come luogo che ” “accoglie "popoli diversi" rispettando le singole identità: ne hanno discusso a Palermo ” “rappresentanti di ” “tutte le religioni ” “


Un’Europa pluralista, pronta ad aprirsi all’ascolto dei paesi più piccoli e delle minoranze, capace di configurarsi come “casa comune” per popoli di più culture, etnie e religioni diverse. E’ sulla sfida della convivenza e della pace che l’Europa gioca il suo futuro. A ribadirlo sono stati i rappresentanti europei delle chiese cristiane (cattolici, ortodossi romeni e russi, luterani e anglicani) in una tavola rotonda sul tema “Un’anima per l’Europa: cristiani a confronto”, che si è svolta il 1° settembre a Palermo nell’ambito dell’incontro internazionale “Uomini e Religioni” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema “Religioni e culture, tra conflitto e dialogo”.

Europa, casa per tutti i popoli. Le tragedie di Dachau e Auschwitz, l’orrore dei gulag. Ecco fino a che punto può arrivare l’incapacità dei popoli a convivere con le differenze. L’Europa oggi deve dimostrare che percorrere una strada diversa è possibile. Dare un’anima all’Europa – ha osservato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) – significa “costruire una casa capace di ospitare popoli diversi senza annientare le singole identità con sistemi totalizzanti né cadere nel conflitto distruttivo tra le differenze”. Le Chiese indicano la via del Vangelo, dell’amore – ha aggiunto Giordano – “portato da Cristo sulla terra” dove il “vivere coincide con il dono totale di sé all’altro. Quando le nostre identità, le nostre diversità e i nostri talenti diventano dono e questo è vissuto reciprocamente, si aprono sentieri di riconciliazione in ogni ambito: da quello ecumenico a quello politico”.

La voce delle minoranze. La questione di un’Europa “multipolare e multisistemica” è stata sollevata soprattutto da Vsevolod Chaplin, vice-presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. “Ad alcune persone, me compreso – ha detto – sembra che dietro lo slogan del pluralismo si nascondano i tratti di nuovi pericoli quali l’uniformità forzata, l’alienazione e le divisioni”. “La globalizzazione – ha osservato Chaplin – è diventata una via a senso unico. Idee, beni, servizi, cliché culturali si spostano in maggior misura tra Ovest verso Est e da Nord verso Sud. Il processo contrario è impedito nonostante tutti i discorsi sul libero mercato, la condivisione e l’apertura”.
“Cosa si può fare?”. “Secondo me – ha detto il rappresentante della Chiesa russa – esiste un’unica via ed è quella di permettere non solo alle persone ma anche alle nazioni e alle società di svilupparsi liberamente, senza uniformità”. A chiedere all’Europa di ascoltare “la voce dei paesi piccoli e delle minoranze” è stato anche il primate della Chiesa luterana di Finlandia, Jukka Paarma. “Abbiamo bisogno – ha detto – di maggior rispetto per i nostri valori e per le nostre differenze culturali. La diversità di lingue, culture e religioni è essenziale per la fondazione dell’Europa”.

Europa, spazio di incontro. Più ottimista la visione di mons. Manuel Clemente, vescovo cattolico, ausiliare di Lisbona. Il vescovo guarda con particolare interesse alle “costanti migrazioni interne degli europei”. Sono fatti che “avvicinano tra loro cristiani di varie tradizioni” e generano, in molti Paesi del continente, iniziative di accoglienza e accompagnamento degli stranieri che “rappresentano veri laboratori culturali, allargando l’anima europea, nel senso della comunione e della pace”. “L’Europa – ha concluso mons. Clemente – è oggi lo spazio più denso di incontri di popoli e tradizioni culturali. La sua anima, nonostante tutto, si definisce attraverso questo genere di rapporti”.