Le recenti elezioni in Germania e la questione mediorientale: sono due argomenti che trovano ampio spazio sui principali quotidiani europei, impegnati a riflettere sui risvolti “comunitari” del voto tedesco e sulla difficile situazione internazionale, dominata dalla crisi Usa-Iraq e dal tragico conflitto israelo-palestinese. “Il trionfo debilitante del Cancelliere”, titola l’ Herald Tribune (24/9), secondo cui all’indomani della vittoria elettorale Schröder appare più “debole” e dipendente “dall’ala sinistra” del suo governo se vuole “sopravvivere”. Al rapporto tra Germania e Stati Uniti è dedicato, invece, il commento pubblicato il giorno seguente (25/9) dal quotidiano americano, in cui si fa notare che è “la prima volta, dalla seconda guerra mondiale, in cui un leader di un Paese alleato ha vinto le elezioni basando la sua campagna contro la politica statunitense“. Secondo l’Heral Tribune, tuttavia, “non c’è ragione di pensare che la vittoria creerà una frattura nei rapporti tra Stati Uniti e Germania, fondati su una fitta schiera di interessi comuni”. “Schröder annuncia ai tedeschi tempi difficili”, titola La Croix del 24/9, sottolineando che il cancelliere tedesco “dovrà far fronte a numerose questioni complesse, soprattutto riguardo alla situazione economica e alla disoccupazione”. “I Verdi salvano Schröder, la Germania resta a sinistra”, annuncia Le Monde (24/9), che parla di un “successo storico” dei Verdi e “personale” di Joschka Fischer. L’apertura de La Croix del 23/9 è dedicata, invece, all’esilio di Arafat nel suo quartiere generale a Ramallah: “Yasser Arafat, solo tra le rovine”, è il titolo dell’articolo di Benjamin Barthe, in cui si fa notare che la “strategia” del premier israeliano Sharon “non è l’eliminazione fisica di Yasser Arafat, che metterebbe Israele al bando della comunità internazionale ma la sua deportazione”, in modo da consentire l’esilio “volontario” del presidente dell’Autorità nazionale palestinese.
Le elezioni del Bundestag monopolizzano i commenti della stampa tedesca. Circa le difficili relazioni USA/Germania dopo le dichiarazioni dell’ex ministro tedesco per la giustizia, Wolfgang Koydl scrive il 21/9 sulla Süddeutsche Zeitung: “ Nell’élite politica americana è cresciuta la diffidenza verso la Germania. Non è più l’amico su cui contare, sempre fidato. Le conseguenze? Il peso politico futuro di Berlino diminuirà, anziché aumentare“. La Frankfurter Allgemeine Zeitung del 23/9 commenta i risultati del voto: “ Poche volte si sono avute elezioni così avvincenti“: sia per il “ testa a testa” tra partiti cristiani dell’Unione e socialdemocratici, sia per la “ incertezza della composizione del prossimo governo. L’unica cosa certa: alla fine sono bastate poche centinaia di voti per fare la differenza“. Circa l’intervento in Iraq, la Süddeutsche Zeitung del 25/9 osserva: “ Il Cancelliere ha strumentalizzato” la guerra “ per la campagna elettorale, alimentando l’antiamericanismo stantio presente nel Paese. Certo prosegue tutto si rimetterà a posto. Ma in Bush e nei suoi rimarrà l’impressione che ci si sia serviti di loro” a fini elettorali e “ non ci sarà più un rapporto cordiale” tra Bush e Schröder.
Sul settimanale Der Spiegel del 21/9 molti servizi sono dedicati ai problemi interni che il nuovo governo dovrà risolvere. “ La repubblica bloccata“, titola il servizio di copertina. “ La Germania non ha scelta: la disoccupazione, la situazione catastrofica del sistema scolastico e della sanità impongono riforme. Anche la burocrazia statale ha ormai bisogno di essere sanata. Le ricette sono note ma partiti e associazioni difendono accanitamente lo status quo“, scrive il settimanale.