La Conferenza episcopale belga ha presentato nei giorni scorsi il piano pastorale per l’anno 2002-3, denominato ‘Anno della diaconia’, frutto di una riflessione già anticipata nella Dichiarazione “L’invio dei cristiani nel mondo” del gennaio 2001. “Mettere la propria vita al servizio del prossimo e di una società giusta non è monopolio dei cristiani. Ma in virtù della fede cristiana, il servizio acquista un di più di contenuto e un orientamento specifico, una profondità e un senso inatteso. In cosa consiste questa specificità? Vogliamo invitare tutta la comunità ecclesiale dei nostri paesi a riflettere, durante l’anno pastorale compreso tra settembre 2002 e giugno 2003, sulla vocazione al servizio”: con questo obiettivo, annunciato nella Dichiarazione, i vescovi belgi hanno dato inizio all’Anno della diaconia.
Per evitare pericoli di confusione con il ministero del diaconato permanente, la Conferenza episcopale ha scelto come tema per il 2002-2003, ‘Inviati per servire’. “La Chiesa affermano i vescovi a proposito delle forme del servizio – non può servire senza essere vicina alla vita concreta e senza una continua inculturazione. Altrimenti si troverebbe immediatamente in una specie di posizione di fuori-gioco”. “Oggi proseguono – la Chiesa deve senza alcun dubbio svolgere il suo servizio in maniera diversa che in un passato recente. Le nostre radici non giustificano l’aggrapparci a modelli precedenti di presenza nella società. Dobbiamo apprendere ad esercitare il ‘dono del discernimento’ e decidere chiaramente e coraggiosamente cosa è da conservare e cosa da abbandonare e, soprattutto, cosa è urgente fare”. I vescovi indicano diverse piste per rispondere oggi alla domanda già fatta a Gesù “chi è il mio prossimo?”: la famiglia, le persone più deboli, gli oppressi. Ciò significa preoccuparsi per l’utilizzo dei beni della terra e quindi l’ecologia; la cancellazione del debito dei paesi poveri e la globalizzazione; l’accoglienza degli immigrati e la convivenza tra culture e religioni; la pace e la democrazia. Particolare attenzione sarà riservata ai credenti impegnati in ambiti di servizio – soprattutto i collaboratori nelle parrocchie e i responsabili delle organizzazioni e istituzioni cristiane attive nel ‘terzo settore’ – per aiutarli in un percorso di approfondimento spirituale.
E’ il Signore affermano i vescovi che chiama i cristiani e li invia per servire. Il miglior servizio che i discepoli di Cristo possono rendere è vivere il Vangelo e ‘dire Dio’ agli uomini in un contesto culturale “dove l’importanza dell’io e dell’affermazione di sé, insieme al predominio della tecnica e della scienza, è molto forte”. I credenti hanno la possibilità di ricordare all’uomo che egli è, prima di tutto, un essere in relazione che può trovare in Dio la sorgente di una libertà autentica. Il servizio a Dio e il servizio all’uomo, infatti, non sono due realtà concorrenti ma si realizzano insieme. Per questo motivo, il 2003/2004 afferma ancora la Dichiarazione “sarà dedicato alla nostra vocazione all’evangelizzazione e, l’anno successivo, alla preghiera e ai sacramenti. Si tratta quindi di un piano pastorale di tre anni. La nostra vocazione infatti è unica ma comprende tre aspetti: servire, proclamare e pregare”.
C.S.