vescovi europei" "
L’attenzione delle chiese europee è soprattutto per i giovani e le vocazioni” “
Si riuniscono dal 3 al 6 ottobre a Sarajevo i presidenti delle 34 Conferenze episcopali che fanno parte del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. L’annuale assemblea plenaria affronta due temi di fondo: l’evangelizzazione e il rapporto tra Chiesa e “realtà pubblica”. Le vocazioni e la collaborazione tra parrocchie e movimenti ecclesiali sono alcuni dei nodi centrali del tema “evangelizzazione”. I presidenti riflettono anche sulla situazione del cammino ecumenico con particolare riferimento al rapporto tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Un’altra urgenza che viene affrontata è quella del dialogo tra Cristianesimo ed Islam dopo l’11 settembre 2001. Quanto al rapporto tra Chiesa e vita “politica” europea, i vescovi continuano la riflessione sulla partecipazione della Chiesa al processo dell’unificazione europea e ai lavori della Convenzione per il futuro dell’Europa, considerando soprattutto la prospettiva dei Paesi cosiddetti “candidati”. Tra i presidenti delle Conferenze episcopali, sono presenti a Sarajevo anche il card. Camillo Ruini (Italia), il card. Karl Lehmann (Germania), mons. Tadeusz Kondrusiewicz (Russia), mons. Jean-Pierre Ricard (Francia) e il card. Christoph Schönborn (Austria).
Un’attività intensa. I vescovi sono stati informati dell’intensa l’attività del Consiglio delle Conferenze episcopali europee in questo ultimo anno. Tra gli ambiti di impegno, il dialogo con l’Islam, la salvaguardia del creato, la pastorale vocazionale, l’ecumenismo e la promozione della Charta Oecumenica per l’Europa, l’immigrazione e la pastorale universitaria. Nel settembre 2001, all’indomani degli attentati terroristici negli Stati Uniti, il Comitato Ccee-Kek (Conferenza delle Chiese d’Europa) ha organizzato un congresso islamo-cristiano a Sarajevo che si è concluso con una dichiarazione di condanna unanime contro “ogni atto di violenza”. Altro momento importante per il Ccee è stato il X Simposio dei vescovi europei che si è svolto a Roma dal 24 al 28 aprile, sul tema “Giovani di Europa nel cambiamento. Laboratorio della fede”. Hanno partecipato, per la prima volta insieme, circa 100 vescovi e 35 giovani delegati. Un’altra area di interesse sono stati i temi dell’ambiente. Oltre 60 delegati di 22 Paesi hanno partecipato a Venezia dal 23 al 26 maggio alla consultazione sulla responsabilità per il creato che ha avuto come tema guida il rapporto tra la concezione del lavoro e la responsabilità per il creato. Per quanto riguarda invece il dialogo ecumenico, dal 7 al 10 settembre, si è svolta ad Ottmaring (Germania) una consultazione sulla ricezione della Charta Oecumenica. Organizzata insieme alla Kek, erano presenti 50 delegati, rappresentanti di 26 Paesi e 15 diverse Chiese e comunità ecclesiali.
Le vocazioni e i giovani. L’attenzione delle Chiese europee è particolarmente incentrata sulle vocazioni e sui giovani, “luogo privilegiato per cogliere i segnali di una nuova fase dell’evangelizzazione e dell’inculturazione del cristianesimo nel nostro continente”. Qualche dato: calano le vocazioni in tutti i Paesi europei. Le statistiche rilevano che quasi la metà di tutti i candidati al sacerdozio in Europa proviene da Polonia e Italia. I vescovi europei riflettono sulle cause di differenze così grandi e sulle misure da intraprendere in futuro. “Gli stili di vita dei giovani europei osserva mons. Alois Kothgasser, vescovo di Innsbruck sembrano sempre più discostarsi da ciò che propone la Chiesa secondo gli insegnamenti evangelici o nel servizio del sacerdozio. Prima che un giovane arrivi a decidere radicalmente per la forma di vita proposta dal Vangelo, la strada è lunga”. E proprio sul mondo dei giovani si è incentrato lo scorso aprile il Simposio dei vescovi europei. “Non è più tempo dice mons. Aldo Giordano, segretario generale del Ccee di realizzare analisi di tipo sociologico sui giovani ma di creare luoghi di esperienza di Chiesa e comunione dove i giovani siano protagonisti”. “E’ giunto il momento aggiunge Giordano – di riproporre il cristianesimo e l’incontro personale con Cristo. Si sta affacciando una nuova generazione che è aperta a questo ritorno all’essenziale e appare poco interessata a dibattiti e atteggiamenti che sembravano molto di moda alcuni anni fa. Si sta affacciando una generazione meno condizionata ideologicamente, più disorientata ma anche più sensibile al tema della verità”.