Difendere i diritti fondamentali” “

La riflessione sul futuro trattato costituzionale dell’UE si misura con il tema dei diritti umani e del ruolo delle chiese. Il parere di alcuni intellettuali cattolici italiani” “

E’ necessaria una Costituzione europea? E quali caratteristiche dovrebbe avere? Al progetto sta lavorando la Convenzione per il futuro dell’Europa che si riunisce ogni mese a Bruxelles. Tra i tanti temi sul tappeto c’è anche il problema di valorizzare le “radici cristiane dell’Europa”. Se ne è discusso in occasione della tavola rotonda su “la Costituzione europea, la Carta dei diritti e la responsabilità delle Chiese”, organizzata il 29 settembre, a Bruxelles da Pax Romana e dal Meic (Movimento ecclesiale di impegno culturale) nell’ambito della “seconda settimana ecumenica europea”. Per il sociologo Giorgio Campanini, intervenuto alla tavola rotonda, un riconoscimento esplicito del fattore religioso nella Costituzione europea presenta rischi e vantaggi. Questi ultimi consisterebbero nella “parziale correzione del processo di secolarizzazione delle nostre società” e nella “valorizzazione della visione cristiana della società”. I rischi sarebbero invece la trasformazione del cristianesimo in una “religione civile”, unico fattore di coagulo della civiltà occidentale; la “legittimazione involontaria di un relativismo religioso ed etico” che, riconoscendo l’apporto di tutte le forme di presenza religiosa in Europa, porrebbe il cristianesimo sullo stesso piano storico delle altre religioni; e infine la possibilità che un eventuale “successo” riapra ferite mai completamente rimarginate tra laici e cristiani.
Per Renato Balduzzi, nuovo presidente del Meic, è necessario rilanciare il dibattito sulla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e sullo spazio che le sarà riservato nel futuro trattato costituzionale europeo. Secondo Balduzzi è opportuno riaprire un dialogo sui valori comuni della dignità, della libertà, dell’eguaglianza, della solidarietà, per “garantire la dignità intangibile della persona”, senza dimenticare, inoltre, che “nella costruzione dell’identità europea un momento decisivo è rappresentato proprio dal ruolo delle Chiese e dall’eredità dell’umanesimo e della religione”. Il presdiente del Meic ha auspicato che venga rivisto il concetto di famiglia e i diritti che ad essa sono connessi e che si valorizzi la riflessione etica sulla ricerca biomedica. Teme inoltre che il rinvio alle legislazioni nazionali, operato dalla Carta dei diritti fondamentali, finisca per consentire ai diversi Stati di “modellare” a proprio piacimento i diritti enunciati.
La riflessione in tema di diritti dell’uomo è stata proseguita da Carlo Russo, già giudice presso la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo. A suo avviso occorre trovare un punto di equilibrio tra la carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, adottata a Nizza nel 2000, e la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa, adottata a Roma nel 1950. La prima riprende la seconda in molti punti ma, si è chiesto Russo, se un giorno la Carta UE avrà valore giuridico, il ricorso per la tutela dei diritti in essa previsti andrà fatto presso la Corte di Strasburgo o presso la Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo? Non si tratta solo di un problema tecnico, ha spiegato, ma politico perché rischierebbe di spaccare le istituzioni comunitarie. “La libertà di scelta della Corte – ha spiegato – reca il rischio di una diversa interpretazione di diritti uguali senza che esista una Corte superiore in grado di dirimere eventuali controversie. La possibile soluzione alla quale stiamo lavorando vedrebbe la sottoscrizione della Convenzione di Roma da parte dell’Unione Europea, che come tale riconoscerebbe la giurisdizione e la giurisprudenza della Corte di Strasburgo anche per quanto concerne l’interpretazione dei diritti della Carta UE”.
Il dibattito è stato concluso dalla docente Monica Simeoni che ha affrontato il tema dell’immigrazione vista nell’ambito dei diritti di cittadinanza. Secondo Simeoni, l’aumento di minoranze e comunità che chiedono diritti rende necessaria la definizione chiara e condivisa di criteri universali per la “scelta” e il riconoscimento di esse. A questo proposito, è indispensabile stabilire “connessioni” tra le diverse identità di una società, tra residenti ed immigrati, “connessioni” che sarebbero facilitate proprio con l’ausilio del diritto. La Settimana ecumenica prosegue fino al 5 ottobre con incontri e dibattiti a Bruxelles e a Strasburgo.
G.A.G.