Francia: dall’accoglienza all’integrazione” “

La presenza in costante aumento degli immigrati in Francia influenza le abitudini pastorali. Una realtà ormai ineludibile in tutti i progetti pastorali. Solo nel 2001, la Caritas francese ha accolto 12 mila richiedenti di asilo. E’ quanto risulta dal convegno svoltosi il 28 settembre a Parigi sul tema: “La Chiesa e gli immigrati, un futuro in comune?”. “Oggi, la presenza degli immigrati è una componente ineludibile per la Chiesa che deve considerare una pluralità di nuove situazioni” ha detto mons. Jean-Luc Brunin, vescovo ausiliare di Lilla e presidente del Comitato episcopale delle migrazioni. “Vogliamo mostrare che con gli immigrati l’impegno della Chiesa non si riassume nell’attività di un servizio specializzato”, ha sottolineato José da Silva, segretario nazionale della pastorale dei migranti. “La Caritas è una delle tre organizzazioni che ricevono più stranieri in Francia, insieme al Servizio Sociale di aiuto agli immigrati e France Terre d’Asile”, ha ricordato Joël Thoraval, presidente della Caritas francese, notando che “sin dalle sue origini, la Caritas è stata particolarmente attenta alle condizioni di vita offerte agli stranieri”. Le cifre sono in costante aumento: “Su 100 persone ospitate, la percentuale di stranieri era pari al 18% nel 1997-1998 e al 22% nel 2001. Attualmente, più di una persona su cinque è straniera”.
Le condizioni di vita continuano a peggiorare: “Complessivamente, il livello medio delle risorse degli immigrati è inferiore quasi del 20% in confronto a quello dei francesi; il 44% degli stranieri ha difficoltà a leggere; il 40% non ha accesso ad un alloggio stabile”. Anche la scolarità è un aspetto legato strettamente al fenomeno delle migrazioni. Il convegno ha rivelato che nelle scuole cattoliche il 10% è composto da alunni musulmani. In altre diocesi come quella di Marsiglia oppure di Saint-Denis nella periferia Nord di Parigi, gli istituti scolastici contano fino al 90% di alunni stranieri: una situazione che pone diversi problemi culturali e religiosi. “Per le famiglie musulmane è normale parlare di Dio a scuola. Non vi è separazione tra istruzione religiosa ed insegnamento scolastico”, ha osservato Gilles du Rétail, responsabile della comunicazione per il segretariato dell’istruzione cattolica. “Inoltre, scolarizzare i figli in un istituto cattolico equivale per loro ad una promozione sociale”. Secondo padre Lucien Marteau del servizio nazionale catecumenale, “il 35% dei catecumeni provengono dall’Africa e sempre di più dall’Asia. E’ un modo per integrarsi che pone problemi culturali e giuridici come ad esempio quello della poligamia”. Per questo motivo, mons. Jean-Luc Brunin, ha ribadito l’importanza del dialogo interculturale e dell’accoglienza degli immigrati cattolici: “Le diocesi devono accogliere i fratelli che giungono da lontano, fare in modo che riescano a sistemarsi. Non ci sono stranieri. Occorre chiamarli al diaconato permanente, alle responsabilità pastorali”.