Per le Chiese europee si tratta di presenze da accogliere con rispetto, cordialità e discernimento. Incontro Ccee in Turchia” “
In una società europea sempre più caratterizzata dalla presenza degli immigrati (solo i musulmani sono 20 milioni) “un pericolo da evitare è l’omologazione culturale rispetto ai modelli occidentali. E’ impensabile infatti costruire un rapporto utile e fecondo a partire dalle macerie e dal dissolvimento delle culture e religioni diverse dalla nostra”. E’ il parere di padre Angelo Negrini , del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, tra i relatori al congresso dei vescovi delegati e direttori nazionali per la pastorale delle migrazioni di 18 Conferenze episcopli d’Europa, sul tema “Donne e famiglia nelle migrazioni” in corso in questi giorni (9-14 ottobre) a Smirne, in Turchia, organizzato dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee). L’incontro ospita anche interventi di studiosi musulmani dell’università Ege di Smirne. Tra i relatori al congresso: Gabriele Erpenbeck, dell’università di Hannover (Germania), che presenterà l’evoluzione della situazione delle donne e famiglie migranti in Europa, e Ina Siviglia Sammartino, della Facoltà teologica di Sicilia, che proverà a rispondere alla domanda: “Quali atteggiamenti pastorali dinanzi a tale evoluzione?”. Di seguito alcuni spunti dalla riflessione di padre Negrini.
Le famiglie immigrate in Europa. La presenza in Europa di tante famiglie di diverse religioni (grazie ai ricongiungimenti familiari) non è vista dalla Chiesa come una minaccia ricorda padre Negrini – ma come una “opportunità”: “Le nostre comunità cristiane hanno così l’occasione per riscoprire e testimoniare la loro fede e una vita cristiana più autentica e più coerente nel momento stesso in cui si confrontano con la religiosità di altri gruppi etnici”.
Matrimoni misti. Sia i cattolici, sia i musulmani, ribadisce però padre Negrini, sconsigliano i matrimoni misti, “senza tuttavia tralasciare i consigli più opportuni verso coloro che già vi sono coinvolti”, perché “presentano generalmente notevoli difficoltà connesse con gli usi, i costumi, la mentalità e le leggi islamiche circa la posizione della donna nei confronti dell’uomo e circa il matrimonio stesso, la cui natura monogamica e indissolubile è per un cattolico una nota fondamentale”. Per questo, precisa, “la Chiesa cattolica ritiene doveroso richiamare i suoi fedeli sulle difficoltà cui potrebbero andare incontro in ordine alla espressione della loro fede, al rispetto (peraltro doveroso) delle reciproche convinzioni, all’educazione dei figli”.
La situazione della donna musulmana… Più complessa è la situazione della donna immigrata in Europa, obbligata, in alcuni casi “a mantenere e seguire, nella sfera privata, modelli di comportamento propri della cultura e religione del Paese d’origine”, provocando spesso “una serie indefinita di adattamenti, conflitti e contraddizioni e non raramente di lacerazioni interiori”. “L’invisibilità sociale, la marginalità nel mercato del lavoro, la solitudine affettiva, il desiderio di emancipazione sociale e di indipendenza economica osserva padre Negrini -, le barriere linguistiche e culturali, sono altrettanti motivi di difficoltà dal punto di vista psicologico. Le donne musulmane, inoltre, sono spesso oggetto di forti condizionamenti a causa della loro appartenenza religiosa e, ancora più spesso, di pregiudizi e di percezioni chiaramente distorte da parte della popolazione autoctona”.
…e della donna immigrata cristiana. Nei confronti della donna immigrata di religione cristiana, invece, “rimane aperto il problema della sua valorizzazione nelle comunità di accoglienza”: “In passato il suo silenzio era accettato come naturale e congeniale alla donna stessa, in un contesto sociale in cui anche sul piano civile tale silenzio era la regola. Oggi le donne hanno chiesto e ottenuto in genere la parola nella società civile, ma non ancora pienamente, secondo molti, nella comunità ecclesiale”. Padre Negrini consiglia quindi di “riconoscere ad essa un suo specifico ruolo dentro un progetto di Chiesa, in cui uomo e donna godano di una effettiva uguaglianza-parità, pur con doni e incombenze peculiari e complementari”.
Patrizia Caiffa
inviata SirEuropa a Smirne