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Norme troppo rigide?” “

Alcune dichiarazioni del presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, hanno innescato una vasta polemica sul ruolo del cosiddetto "patto di stabilità". Il commento di un esperto” “

Il futuro del “Patto di stabilità” è al centro delle discussioni in seno all’Unione Europea da quando alcuni Paesi (Germania, Portogallo, Francia e Italia) hanno mostrato di non riuscire a rispettare i parametri fissati. E’ stata chiesta la revisione del Patto, la Commissione Europea ha trovato invece una mediazione. In un’intervista pubblicata dal quotidiano francese “Le Monde” lo scorso 18 ottobre, il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi ha osservato: “So bene che il patto di stabilità è stupido come tutte le decisioni rigide. Ma se lo si vuole modificare occorre l’unanimità e questa non c’è”. La dichiarazione di Prodi ha suscitato numerose reazioni tanto che il presidente della Commissione Europea è intervenuto dinanzi al Parlamento Europeo, il 21 ottobre, per spiegare il senso delle sue parole. “Essere consapevoli di tutto ciò che di straordinario il Patto ha permesso nel passato e ancora permetterà nel futuro – ha detto Prodi al Parlamento Europeo – non vuol dire applicare il Patto in modo rigido e inflessibile, ciechi e sordi al mutare delle circostanze”. Cerchiamo di capire perché il “Patto di crescita e di stabilità” è così importante per l’UE con l’aiuto di Sigrid Boyer del ministero austriaco degli Affari esteri.

Perché il Patto di stabilità sta raccogliendo tante critiche?
“Si è sempre saputo che la difficoltà maggiore non sarebbe stata tanto l’adesione alla moneta unica, quanto la capacità di rispettare i parametri fissati dall’Unione monetaria. Ma i nodi stanno venendo al pettine un po’ prima del previsto: è difficile cambiare in pochi anni la mentalità che vedeva una certa libertà nella spesa pubblica grazie alla ‘copertura’ che le singole Banche centrali davano ai Governi. Ora c’è la Banca centrale europea e i Governi sono meno ‘tutelati’ rispetto agli impegni di spesa”.
Si tratta di pretesti, o le richieste di alcuni Governi nascondono difficoltà reali?
“Le regole vanno rispettate pena il ritorno a singole e distinte politiche economiche e finanziarie nazionali; il che equivarrebbe in sostanza alla fine dell’Unione economica e monetaria. Tuttavia, le difficoltà sono spesso reali e nascondono la mancanza di un modello comunitario efficiente che dovrebbe affiancare alla Banca centrale europea un’istituzione o una persona, il cosiddetto ‘Mister Euro,’ per indirizzare la politica economica e finanziaria dell’area dell’euro. La Commissione Europea cerca da un lato di mantenere le previsioni del Patto e dall’altro di intervenire affinché l’Europa del futuro preveda una figura chiara per la gestione dell’economia”.
E’ possibile fare previsioni?
“Non direi, al momento attuale. Da un punto di vista istituzionale, derogare o modificare ulteriormente il Patto costituirebbe un segnale negativo per l’Europa e i paesi terzi. La realtà politica e giuridica è tuttavia diversa e non sono da escludere né decisioni unanimi dei Governi né decisioni ‘unilaterali’, magari a carattere informale ma comunque con l’appoggio dei partner”.
Gian Andrea Garancini – Bruxelles