Al termine dell’assemblea plenaria svoltasi a Krk dal 20 al 23 ottobre, i vescovi croati hanno diffuso un comunicato finale nel quale esprimono alcune riflessioni sul periodo postbellico. “Con tutta la gratitudine dovuta alle istituzioni internazionali osserva la conferenza episcopale croata per quanto hanno fatto al fine di fermare la guerra e ristabilire la pace, siamo preoccupati per alcuni processi che non giustificano le legittime attese che la verità oggettiva sulla guerra e sulle sofferenze della nostra patria possa venire alla luce nel periodo postbellico“. “L’individuo che difende se stesso ricordano i vescovi croati sia soggettivamente che oggettivamente, si trova in una posizione diversa rispetto a colui che lo sta attaccando. Se questo aspetto viene dimenticato dai tribunali internazionali e nazionali o non sufficientemente tenuto in conto, si ha l’impressione che vittima e aggressore siano posti sullo stesso piano. Questo è inaccettabile perché, tra l’altro, produce sfiducia nei confronti del governo e delle istituzioni internazionali. Non bisogna dimenticare che ogni tribunale ha anche uno scopo pedagogico: scoraggiare le intenzioni di coloro che infliggono il male e stimolare le buone intenzioni”. “Un approccio ingiusto al problema semina un senso di impotenza, sfiducia e smarrimento tra i cittadini”.