Sono radici di tutti ” “

” “” “Inserire un riferimento a Dio che possa essere accettato da credenti e non credenti: è la ” “richiesta della Comece mentre si lavora alla stesura del trattato costituzionale europeo” “” “


Far inserire nel futuro trattato costituzionale europeo un riferimento a Dio che possa essere accettato da credenti e non credenti: questa la raccomandazione che mons. Josef Homeyer, presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea) indirizza a Wilfried Martens, presidente del Partito popolare europeo, in una lettera di congratulazioni per il documento “Una costituzione per una Europa forte” stilato al termine del congresso del Partito popolare all’Estoril (Portogallo, 18 ottobre). “Notiamo con entusiasmo – scrive mons. Homeyer – che i partecipanti al congresso hanno inserito nel progetto di testo la nozione di dovere morale di solidarietà dell’Europa nei confronti dei Paesi più poveri, con tutti gli obblighi che ne conseguono”. Mons. Homeyer giudica “incoraggiante” constatare che il Partito popolare europeo “si pronunci a favore del riconoscimento dell’eredità religiosa nel preambolo di una costituzione europea, così come in favore del rispetto dell’Unione Europea nei confronti delle tradizioni spirituali degli Stati membri”. Il presidente della Comece auspica anche che “la dimensione istituzionale della libertà di religione sia espressamente confermata” e che “la Convenzione sia in grado di rispondere alle attese di molti uomini e donne facendo riferimento a Dio all’interno della Costituzione europea”. “A questo proposito – precisa – penso sarà possibile trovare formule ben accette da credenti e non credenti”.
La dichiarazione del presidente della Commissione degli episcopati della Comunità Europea è giunta alla vigilia dell’udienza concessa dal Papa a Valery Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione per il futuro dell’Europa, il 31 ottobre. Giovanni Paolo II, in numerosi interventi pronunciati nei mesi scorsi, ha auspicato che nella futura costituzione europea ci sia un riferimento esplicito alle “radici cristiane” del continente europeo, quale eredità comune sulla quale è stata edificata l’Europa. “Non è da escludere che vi possa essere un riferimento all’eredità religiosa nel futuro trattato costituzionale europeo”, commenta Elmar Brok, membro della Convenzione e presidente della Commissione affari esteri, diritti dell’uomo, sicurezza comune e politica di difesa del Paramento Europeo.
Brok, tedesco, membro del gruppo del Partito popolare europeo, incontrando i giornalisti, ribadisce la volontà del suo gruppo parlamentare di far inserire tale riferimento nella costituzione europea ma rileva che probabilmente vi sono “posizioni diversificate su questo punto in seno alla Convenzione europea”. Fino a questo momento, tuttavia, il dibattito sulle “radici cristiane dell’Europa” è rimasto ancora fuori dall’aula della Convenzione europea: “Dobbiamo ancora cominciare a discutere di questo argomento”, ammette Brok. “Quando la discussione approderà in aula potremo farci un’idea dell’esatta consistenza delle diverse posizioni e dei possibili punti di incontro”. Il parlamentare tedesco non esclude nemmeno che si possa trovare un’intesa su un altro aspetto: la previsione di spazi e strutture permanenti di dialogo tra le Chiese e le istituzioni europee. “Dobbiamo cercare – conclude – un compromesso accettabile su tutta la vasta materia che riguarda i rapporti tra le Chiese e le istituzioni comunitarie”.
Al pari del Partito popolare europeo, anche il Partito socialista europeo ha preparato un contributo ai lavori della Convenzione per il futuro dell’Europa. Il documento è stato discusso a Birmingham il 30 e 31 agosto nel corso del seminario del Partito socialista europeo per i partecipanti alla Convenzione europea ed è stato reso noto il 3 ottobre. Tale documento tocca anche il problema delle religioni. Secondo i socialisti sarebbe possibile inserire un richiamo al ruolo delle religioni nella costruzione dell’Europa nella prima parte del trattato costituzionale mentre quello delle strutture permanenti di dialogo è un problema legato anche alle intese e ai concordati che tali confessioni religiose hanno già concluso con gli Stati membri.