bioetica" "

Un finto progresso” “

” “Aborto, manipolazioni genetiche sugli ” “embrioni ed ora ” “anche l’eutanasia. ” “Si moltiplicano gli ” “attacchi alla vita, ” “giustificati da "pretesti di utilità sociale"” “


“Ai confini della vita: scienza, morale e diritto a confronto” è stato il tema del convegno internazionale svolto a Roma il 25 e 26 ottobre: al centro dell’attenzione l’attacco alla vita costituito dall’aborto e dall’eutanasia, le manipolazioni genetiche sugli embrioni umani e la diffusione di una visione “asettica” della sanità, che porta a giustificare ogni tipo di intervento sul corpo umano, anche non in presenza di una morte obiettivamente accertata.

“Invece di assicurare al malato un termine dell’esistenza il più dignitoso possibile, preferibilmente circondato dalla propria famiglia, si va a commettere il peccato contro il quinto comandamento ‘Non uccidere’, infrazione legalizzata tre settimane fa nel mio paese, il Belgio”: lo ha detto in apertura della sua relazione Philippe Schepens, segretario generale della Federazione mondiale dei medici per il rispetto della vita oltre che membro del Consiglio direttivo della Pontificia accademia per la Vita. “Certamente – ha detto il medico – nel mio Paese la medicina adotterà ogni scusa per giustificare l’adozione dell’eutanasia, già legale in Olanda e che lo sarà presto nella maggior parte dei paesi d’Europa e poi anche nel mondo”. La tesi di Schepens è che l’adozione dell’eutanasia risponde ad una visione generale di quelli che ha chiamato “biocrati”, che di fatto hanno introdotto una sorta di “surrogato della felicità ultraterrena” su questa terra basata sulla fredda efficienza.
Questa logica elitaria di gestire il potere sanitario si ritrova – hanno detto i filosofi Robert Spaemann (già direttore dell’Istituto di filosofia dell’Università di Monaco di Baviera) e Joseph Seifert (rettore dell’Accademia internazionale di filosofia del Liechtenstein) nel tentativo di accreditare il concetto di “morte cerebrale” come vero sotto il profilo scientifico, “come funzionale all’urgente ricerca di organi da trapiantare”, oltre che sotto quello strettamente giuridico. “In questo senso si tenta di attribuire allo Stato il potere di accelerare la fine dei pazienti, col pretesto di fare un servizio di utilità sociale”. La prospettiva “utilitaristica” circa l’utilizzo del corpo umano all’interno del sistema sanitario poggia – secondo Daniel Raffard de Brienne, dell’Associazione Scrittori Cattolici Francesi – sul credo evoluzionistico, secondo il quale “l’uomo è materia in perenne divenire e quindi in ultima analisi a disposizione della sperimentazione scientifica”. “Qualche spirito critico può oggi interrogarsi – ha detto – se la dissoluzione dei costumi e quella della società, con il ricorso tranquillo e legale all’assassinio dei malati e dei nascituri, costituiscano un reale progresso oppure non siano piuttosto i segni di una regressione al di là dell’animalità. Ciò che viene sbandierato come progresso è una prospettiva bioetica contro l’umanità”.


Alcune domande a Joseph Seifert.

Come valuta la presenza di forze in Europa che vogliono introdurre l’eutanasia?
“E’ un tema destinato ad assumere una importanza crescente, perché esprime chiaramente che il rispetto per la vita al suo termine si va perdendo. Il concetto di eutanasia inoltre si applica non solo a quelli che liberamente scelgono di morire, ma anche per giustificare l’uccisione di coloro che non consentono, sia bambini con malformazioni genetiche o embrioni con problemi prenatali. Siamo in una situazione analoga a quella del nazismo, dove si giustificò l’uccisione di persone ‘diverse’ nell’interesse della società”.
Quale posizione vincerà?
“Non sono profeta, ma il mio parere è che almeno c’è in atto una lotta sempre più appassionata per proteggere la vita non solo all’inizio ma anche alla fine. Basti pensare all’Olanda e al Belgio dove la legge dell’eutanasia è già in vigore. Penso tuttavia che in Svizzera, Germania e altri paesi la tendenza ad introdurre simili leggi sia molto forte. Spero che si possa affermare il diritto alla vita, ma ho la grande paura che le tendenze opposte, negative, vinceranno. Però dico questo non per invitare ad una passività, ma per lanciare l’invito a tutti per mettere le forze sane e positive al servizio della vita e della sua protezione”.
Luigi Crimella