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A lezione di democrazia” “

” “L’analisi dei sistemi educativi offerta dal recente rapporto dell’Ocse sull’istruzione misura anche ” “il "senso civico" degli studenti. Parte da qui un’inchiesta di SirEuropa sulla situazione della ” “scuola nei Quindici” “” “



Numeri, diagrammi e tabelle per fotografare l’istruzione nel mondo industrializzato. Nel recente rapporto Ocse 2002 che è un vero e proprio colpo d’occhio sull’educazione – “Education at a glance” recita infatti il titolo in inglese – c’è tutto il corredo di numeri (riferiti agli anni 2001-2002) necessario ad un’accurata comparazione tra Paesi e tradizioni educative. Partiamo da tale rapporto per un’inchiesta sulla situazione del sistema educativo in Europa e sulle proposte di riforma.

“Education at a Glance 2002” si sviluppa su un totale di 350 pagine, suddiviso in quattro capitoli, articolati secondo uno schema di presentazione del singolo indicatore e relativa analisi statistica. A partire dai quattordici anni il rapporto misura “la capacità civica” dei ragazzi, la loro abilità “nel comprendere i valori delle istituzioni democratiche fondamentali” e nel distinguere tra “l’affermazione di un’opinione o di un fatto”. Secondo l’Ocse le nazioni che hanno visto più di 40 anni di democrazia sono quelle in cui i 14enni hanno maggiori capacità di interpretare l’informazione civile e politica. In Europa sono Inghilterra, Grecia, Finlandia, Italia, Norvegia, Svezia. Al 70% si attesta la percentuale dei maturati nei Paesi Ocse, mentre arriva al 90% in Germania, Ungheria, Polonia e Repubblica Slovacca; questo riflette sia le diverse politiche educative che la mutata richiesta del mercato del lavoro. Paesi tradizionalmente arretrati, come Spagna e Portogallo, stanno recuperando velocemente. Più bassa la percentuale dei laureati, che si attesta sul 26% di media nei Paesi OCSE, e sale al 30% o più in Finlandia, Polonia, Regno Unito, per riscendere sotto il 20% in Italia, Svizzera, Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Germania. Curioso notare che, invece, per i dottorati, la percentuale più alta, l’85% spetta all’Italia tra i paesi europei, mentre il fanalino di coda risulta essere la Francia, con il 35% di completamento degli studi di dottorato. Difforme invece il grado di scolarità della forza lavoro: basso in Portogallo e Turchia, dove più dei 2/3 degli occupati non hanno completato le scuole superiori, al 50% in Italia e Spagna, mentre sale almeno all’85% in Germania, Svizzera, Polonia Regno Unito, Repubblica Slovacca e Ceca e Norvegia. Rilevante il valore sociale di questi dati in quanto “l’istruzione gioca un ruolo chiave nel fornire all’individuo la conoscenze, la competenza e la capacità di partecipare in maniera fattiva alla società e all’economia”.
La scelta delle materie di studio presenta risultati prevedibili: un laureato su tre ha scelto scienze sociali, legge o economia. Seguono le materie letterarie, artistiche, pedagogiche, con la conseguenza che i laureati in materie umanistiche costituiscono il numero più alto nei paesi che vantano un numero maggiore di laureati. Un legame positivo è quello tra istruzione e retribuzione. Secondo l’analisi infatti “esiste un punto di svolta tra le scuole superiori e l’università, punto di svolta oltre il quale l’istruzione aggiuntiva costituisce una ricompensa particolarmente alta”; superiore è infatti la differenza di retribuzioni tra laureati e diplomati di quanto non lo sia tra diplomati di scuola superiore e inferiore. Un proseguimento nell’istruzione può allora significare investire nel capitale umano, costituito da “un gruppo di abilità che la persona mantiene o sviluppa, grazie all’istruzione, e poi offre sul mercato del lavoro in cambio di retribuzione”. E proprio il miglioramento nel capitale umano sembra essere il fattore che ha determinato la crescita degli ultimi decenni in Paesi quali Italia, Irlanda, Spagna e Grecia.