” “Una nuova articolazione dei cicli scolastici ” “e l’innalzamento ” “dell’obbligo a 18 anni: queste le principali novità in discussione in Italia. Il parere di un pedagogista” “” “
Il 6 novembre si è aperta al Senato la discussione sul disegno di legge governativo (n.1306) per conferire la delega al governo per definire le “norme generali sull’istruzione e i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”. Il disegno di legge prevede una nuova organizzazione dell’ordinamento scolastico italiano, delineata dal ministro dell’istruzione, Letizia Moratti, con l’ausilio del gruppo di lavoro presieduto da Giuseppe Bertagna. In base a tale proposta, il nuovo ordinamento scolastico parte dal triennio della scuola dell’infanzia, da tre a sei anni di età. Segue un periodo quinquennale di istruzione primaria, una scuola secondaria di primo grado di durata triennale e una scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale. In alternativa a quest’ultimo periodo sono previste soluzioni di formazione secondaria, cioè istruzione professionale. Viene inoltre sancito l’obbligo formativo per tutti i giovani fino al 18° anno di età. Abbiano analizzato le linee di questa riforma nel quadro del dibattito europeo sulla scuola con l’aiuto di Luciano Corradini , docente di pedagogia all’Università Roma Tre e presidente dell’Uciim (Unione cattolica italiana insegnanti medi).
Il dibattito sulla riforma della scuola sta investendo tutta l’Europa. E’ ora di ripensare insieme il sistema scolastico?
“Non è da oggi che si discute di questi problemi a livello europeo. L’armonizzazione dei sistemi scolastici, infatti, è all’ordine del giorno fin dal 1957. Al riguardo si è trovata una parziale soluzione attraverso il mutuo riconoscimento dei titoli e la realizzazione di iniziative di mobilità degli studenti, come i progetti Socrates ed Erasmus. Non sono mancati gli incontri dei ministri dell’istruzione dei Paesi dell’Unione Europea, con l’obiettivo di portare avanti delle politiche comuni per esempio sul fronte della lotta contro la dispersione scolastica, la prevenzione delle tossicodipendenze, il sostegno dell’handicap, la conoscenza delle lingue, l’orientamento al lavoro. Negli incontri della Sorbona e di Bologna i ministri dell’UE hanno sottoscritto anche impegni comuni relativi agli ordinamenti scolastici e universitari e ai crediti necessari ai vari livelli ma non si tratta di decisioni che impegnano i parlamenti”.
Si può individuare un progetto comune che guidi la riforma della scuola in Europa?
“L’attuale fase di elaborazione e discussione della Costituzione europea potrebbe costituire un momento molto significativo anche per la riflessione educativa. Basti pensare come il sistema scolastico italiano tuttora si rifaccia ai pochi principi contenuti nella Costituzione della Repubblica. Esiste un’Europa dell’educazione che va intesa come dimensione comunitaria dell’insegnamento e degli itinerari formativi. Rispetto ad essa occorre affermare che la scuola deve puntare alla formazione della persona, del cittadino, del lavoratore del consumatore. Sono affermazioni essenziali nella definizione di un cittadino europeo”.
Quali sono i nodi principali da affrontare per la riforma del sistema scolastico italiano?
“Stiamo puntando ad una riconsiderazione complessiva dell’ordinamento, dei contenuti, dell’organizzazione del nostro sistema scolastico che si intreccia con la riforma dell’ordinamento della Repubblica che conferisce nuove responsabilità alle Regioni in materia scolastica. In questo quadro siamo chiamati a reinventare l’offerta formativa, sia scolastica che professionale, facendo in modo che esse siano correlate e tenendo conto delle normative europee in materia di riconoscimento dei titoli, di libera circolazione delle persone, di mercato del lavoro. Le principali novità riguardano l’articolazione dei cicli scolastici e l’innalzamento dell’obbligo formativo a 18 anni. Il ministero ha prodotto indicazioni e raccomandazioni programmatiche per la scuola materna, elementare, media, per la sperimentazione avviata in 200 scuole ma non ancora per la secondaria superiore. E’ su questi fronti che bisogna agire tenendo sempre presenti i valori di riferimento dei cittadini europei”.
Ignazio Ingrao