“Turchia: maggioranza assoIuta per gli islamisti moderati”. E’ il titolo di apertura di Le Monde (5/11), dedicato alla vittoria dell’Akp, il partito neo-islamico “Giustizia e sviluppo”, alle recenti elezioni del Paese della mezzaluna. Il quotidiano francese parla di “trionfo” e dedica l’editoriale nelle pagine interne a quella che definisce la “sfida turca”. “Un partito islamico ha i mezzi per governare la Turchia”, annota Le Monde: “E’ un fatto senza veri precedenti da 79 anni, data della creazione della Turchia moderna, costituitasi in Stato laico. E’ senza precedenti nella storia dei Paesi membri della Nato di cui la Turchia, prossima alleata degli Stati Uniti, è uno dei pilastri. Ciò rappresenta una sfida enorme per l’Unione europea, che, in questi tempi ‘huntingtoniani’ di preteso conflitto di civiltà, si appresta ad accogliere prossimamente la Turchia nei suoi ranghi”. Sul piano interno, fa notare il quotidiano francese, “l’Akp ha la responsabilità storica di dimostrare la compatibilità dell’islam con la democrazia. Se l’Akp saprà riconciliare l’islam e la modernità, la lezione varrà per il mondo arabo”. Di una “nazione tranquilla” dopo la vittoria elettorale degli islamisti parla l’ Herald Tribune (4/11), in cui si osserva che “non ci sono stati accenni di panico (…), quanto piuttosto discorsi cortesi nel giudicare i nuovi leader turchi, un partito con una forte identità islamica“. Il successo dell’Akp viene analizzato con attenzione anche dalla stampa tedesca. La Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) del 5/11 presenta un’intervista di Christian Geyer allo storico Hans– Ulrich Wehler, che così commenta: “ Vedo chiaramente confermata la posizione dei critici di un ingresso della Turchia nell’UE, che hanno giudicato con grande distanza l’ammissione di un Paese islamico, in cui negli ultimi anni l’islamismo si è affermato così tanto“. Per Wehler, si tratta di capire “ se nell’interesse europeo e nell’interesse della difesa dell’identità dell’Europa sia auspicabile caricarsi dell’enorme zavorra di un grande Stato islamico“.
In Germania varie reazioni hanno suscitato gli interventi del governo in materia della politica della famiglia, tra cui l’aumento sistematico di asili nido e di scuole a tempo pieno, eventualmente finanziato abolendo sgravi fiscali a favore di famiglie monoreddito benestanti. La Faz del 4/11 dedica un articolo su un’affermazione di Olaf Scholz, nuovo segretario generale della SPD (partito socialdemocratico), che definiva i progetti dell’esecutivo “una rivoluzione culturale”. “ La parificazione completa commenta la Faz – delle unioni matrimoniali e delle unioni di fatto nella legislatura passata è stato l’inizio della fine della tutela costituzionale del matrimonio. Adesso, la SPD non si contenta evidentemente di screditare il matrimonio” ma vi “ è la ferma intenzione di rovinare la ‘famiglia borghese’, ritenuta con il matrimonio l’altro relitto di epoche passate“. Sulla Faz del 6/11, Heike Schmoll aggiunge: “ Le scuole a tempo pieno non sono uno strumento di politica dell’istruzione ma di politica sociale per i genitori che lavorano. Pertanto debbono esistere offerte a tempo pieno, promosse dallo Stato ma sta ai genitori decidere se esse vadano usate. I genitori non possono essere costretti ad affidare i propri figli ad istituzioni a tempo pieno, se sono disponibili essi stessi a seguirli“. Anche il settimanale Der Spiegel del 4/11 dedica un servizio alle numerose critiche mosse al governo per i provvedimenti annunciati nei vari settori: “ Raramente un governo è stato attaccato così furiosamente subito dopo le elezioni e si sono avute proteste così accese da parte della popolazione: costruttori edili, pazienti, investitori, agricoltori, muratori, ceti medi, tutti si irritano per l’aumento delle imposte della coalizione rosso-verde che nessuno aveva annunciato durante la campagna elettorale“.
“Dio nel dibattito europeo” è il titolo di un dossier di La Croix (2-3/11) in cui si parte dalla constatazione che “l’elaborazione di una nuova Costituzione europea fa riapparire le controversie sull’inserimento del fatto religioso nei testi ufficiali dell’Unione (…). Se è poco probabile che si ritorni sul riferimento al patrimonio spirituale nella carta europea, la questione dello statuto delle religioni si ripropone in un’Europa allargata”; altro tema emergente per La Croix è quello del “dibattito sulla laicità”, visto che “la diversità dei riferimenti religiosi nelle Costituzioni attuali degli Stati porta a relativizzare i dibattiti sulla laicità e a domandarsi se essi debbano essere piuttosto riservati ai singoli paesi”.