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In vista delle elezioni del 24 novembre, i vescovi austriaci elencano i valori che devono ” “guidare i credenti nella valutazione dei ” “programmi e nella ” “scelta dei candidati” “
Si è svolta dal 4 al 7 novembre a Saliburgo l’assemblea plenaria autunnale della Conferenza episcopale austriaca. Tra gli argomenti discussi, l’allargamento dell’UE e le elezioni dell’Assemblea nazionale, organo legislativo centrale austriaco, previste per il 24 novembre. Il documento finale è stato presentato l’8 novembre in occasione di una conferenza stampa dal card. Christoph Schönborn , presidente dell’episcopato austriaco. Cinque i punti fondamentali su cui si soffermano i vescovi: “la situazione politica”; il progetto ecumenico “Sozialwort” in campo sociale, cui partecipano le 14 Chiese cristiane presenti in Austria (cfr SirEuropa n.39 del 31 ottobre 2002); “gli aiuti al sud del mondo; “le iniziative per l’astensione dal lavoro domenicale; l’attività della Caritas a favore delle vittime delle inondazioni estive”.
Una “politica dei valori”. Ribadendo la distanza della Chiesa austriaca dalla “politica dei partiti”, dopo le “tristi esperienze del periodo della prima repubblica”, i vescovi rivendicano tuttavia l’impegno “nella vita politica austriaca per una politica dei valori che tuteli principi irrinunciabili”, quali “il valore imprescindibile e la dignità della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale”, “il principio della famiglia” e “la solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà spirituale e materiale”. Per il card. Schönborn, si tratta di una “politica dei valori”, con la quale i cattolici “sono chiamati a far entrare i principi cristiani nei propri partiti”. I vescovi esprimono riconoscenza per “le molte cose buone fatte” per l’affermazione di questi ideali: “Il sostegno finanziario per le famiglie e per i figli, il divieto della ricerca sulle cellule staminali che distrugge gli embrioni, l’opposizione all’eutanasia, il movimento per gli hospice e l’aspettativa riconosciuta ai familiari di malati terminali”. “Ci vuole un ‘sì alla vita’ più deciso”, ha affermato il presidente della conferenza episcopale, “il che è in definitiva una richiesta alla politica, così come all’intera società”. Ricordando “che la partecipazione alle elezioni politiche rappresenta uno strumento importante nella formazione della nostra democrazia”, i vescovi chiedono “di pregare per lo sviluppo del Paese, così come facevano i primi cristiani”.
Il “cantiere Europa”. “Insieme con il Santo Padre”, i vescovi si dicono “favorevoli in linea di principio all’allargamento dell’Unione Europea, pur senza ignorare” la necessità di chiarire “le difficili questioni ad esso legate”. Più che di un allargamento, la Chiesa austriaca parla di “europeizzazione dell’Unione” e di “riunificazione europea”, cui è dedicato un documento a parte dal titolo “La Chiesa nel cantiere Europa”. Durante la presentazione del documento, ampio spazio è stato dedicato alla giornata mitteleuropea dei cattolici, iniziativa che si inaugurerà nel fine settimana precedente la Pentecoste del 2003 per concludersi il giorno di Pentecoste dell’anno successivo: in otto Paesi dell’Europa centrale si svolgeranno svariati eventi organizzati dalle rispettive conferenze episcopali con lo slogan “Cristo speranza dell’Europa”; per la prima volta sarà presentata una lettera pastorale comune incentrata sul significato della fede cristiana per la riconciliazione dei popoli e sul superamento del nazionalismo. Culmine della giornata mitteleuropea dei cattolici sarà il “pellegrinaggio dei popoli” al santuario mariano di Mariazell, previsto per il 22-23 maggio 2004.
Chiesa e solidarietà. Presentando i risultati ottenuti dalle organizzazioni cattoliche per gli aiuti al Sud del mondo, i vescovi hanno ricordato in particolare come “segno di speranza” l’attività svolta dalla Caritas in occasione delle recenti inondazioni nel centro Europa. Per il card. Schönborn, segno di speranza è anche l’iniziativa “72 ore senza compromesso”, che ha impegnato a fine ottobre oltre 5.000 giovani per la realizzazione di progetti sociali.
La domenica, “piccola festa pasquale”. “Un ritmo del tempo più consono alla creazione è un contributo importante all’umanizzazione della convivenza; il tempo libero in comune significa maggior qualità della vita”, affermano i vescovi circa l’astensione del lavoro domenicale. L’episcopato sottolinea che “per i cristiani”, la pausa domenicale non nasce solo dalla “preoccupazione per un valore umano” ma anche dallo “speciale carattere religioso della domenica” che, in quanto “giorno della resurrezione di Cristo”, è una “piccola festa pasquale”.
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